La più bella e la più brava d'Abruzzo - Viaggio in Abruzzo (2)

Ieri mi sono dilungato un po' troppo. Il piacere di intraprendere un nuovo viaggio, certe volte, ti fa prendere male le distanze, e la prima tappa è stata forse un po' lunga.
 Lunga come il titolo della seconda tappa,  La più bella e la più brava d'Abruzzo.
Alle orecchie di qualcuno potrebbe sembrare ironico, oppure sfacciato nel suo essere "d'altri tempi".
E, in effetti, è un titolo "d'altri tempi", come potete vedere:

È il fotogramma iniziale di una "Settimana Incom" del 1953 che racconta di un  concorso di bellezza piuttosto anomalo che si svolgeva in Abruzzo e Molise tra gli anni '50 e '60. Era organizzato dagli Enti per il turismo della regione e ambiva ad eleggere, appunto, la ragazza più bella e più brava d'Abruzzo, una ragazza per cui la bellezza non era il primo requisito: ciò che importava era che avesse "le mani d'oro", perché doveva saper cucinare piatti della tradizione e svolgere alla perfezione le tipiche mansioni casalinghe, come spiegava un articolo del 1956.
Nella puntata abbiamo cercato di mettere sotto osservazione questo stereotipo.
E i filmini di famiglia si prestano bene a questo compito perché sono girati prevalentemente dai capifamiglia maschi: ciò che si riflette nel loro sguardo, quindi, è un'immagine tipica della donna, moglie e madre. La donna come desiderano che sia, si potrebbe quasi dire. E così non è difficile leggere nelle loro sequenze quale sia il ruolo della donna in una famiglia ancora fortemente patriarcale: esemplari quei fotogrammi in cui le donne servono in tavole alle quali non siedono.
E però alcune di queste donne rompono le consuetudini, infrangendo l'immagine tradizionale: sono donne che guardano direttamente nella macchina da presa, e che la "usano" per "mettersi in mostra", per dare un'immagine di sé lontana dallo sguardo stereotipato di chi le riprende. Donne che, per esempio, sfidano il proprio fidanzato - e il galateo sociale - rubandogli una sigaretta per fumare in pubblico.
Ed ecco che, ancora una volta, tra i fotogrammi dei film di famiglia si insinua la modernità. Nel loro succedersi si può osservare il lento modificarsi i ruoli sociali. Oppure il modo in cui cambia la percezione del corpo, con donne che non sono più "in posa", immobili davanti ad un obiettivo, ma si "mettono in mostra", giocando con la cinepresa e con lo sguardo che gli sta dietro. E, ancora, le forme tutte nuove in cui manifesta l'affettività.
In questo gioco di sguardi e volti e corpi, c'è anche un piccolo, ulteriore riferimento al titolo: verso la fine della sequenza iniziale che serve per introdurre la puntata, c'è una veloce panoramica su un gruppo di ragazze in fila. Stacco improvviso e tutte le ragazze si abbracciano: sembra quasi di sentirle urlare dalla gioia, mentre si lanciano le une sulle altre. È ancora una volta un concorso di bellezza, ma ora siamo agli inizi degli anni Ottanta, e la modesta esibizione che suscita tutti questi entusiasmi conclude la festa di un paesetto tra le montagne teramane.
Le più belle e le più brave d'Abruzzo sono diventate ragazze come le altre.

2 commenti:

Amalia T. ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Amalia T. ha detto...

Ho molto apprezzato la forza di queste donne. La capacità di non arrendersi davanti a nulla, e di continuare a lavorare costantemente per i figli e il proprio futuro.
La necessità costringe a fare tutto. Io avrei resistito ben poco, ad esempio, nel non riversare la cassetta d'uva addosso a quell'uomo che chiedeva alle ragazze di velocizzare il carico del treno.
Dignità: che sgretola il titolo “La più bella e brava d’Abruzzo”, e focalizza l’attenzione verso un significato alto, legato alla propria appartenenza sociale e culturale.

 
Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger