Di quello che vedrete, e presto

E si avvicina la fine dell'anno e sarebbe tempo di bilanci.
Ma mentre sono tutti lì a fare i propri e a stilare le personali classifiche di ciò che va conservato e di quello che invece è meglio buttare, io preferisco darvi un'altra anticipazione di qualcosa che potrete vedere con l'arrivo del 2013.
Ricordate? Prima vi avevo invitato a conoscere nuove persone.
E poi a sentire il respiro del bue.
Adesso è il turno del...

beh, guardatevi questo minutino e scopritelo da soli.



Ci rivediamo con l'anno nuovo.

Si avvicina il tempo...

...e no, non mi riferisco all'avvento ma a quello che succederà a Gennaio, a Loreto Aprutino.
Per il momento vi posso far vedere quest'altra piccola anticipazione.



Spero che vorrete anche voi venire insieme a noi per sentire il respiro del bue.

Iniziate a segnarvi questo appuntamento

Ricordate che qualche tempo fa vi avevo parlato di una grossa donazione di film familiari e amatoriali arrivata all'Archivio Audiovisivo della Memoria Abruzzese da Loreto Aprutino ?
Nelle settimane scorse ho lavorato a quelle immagini insieme ad Annacarla Valeriano e abbiamo in preparazione qualcosa di bello.
Dateci un'occhiata, e se vi piace tenete d'occhio queste pagine perché presto ne saprete (e ne vedrete) di più.





Se mai passerà da queste parti, voglio ringraziare Carlo Di Silvestre, autore della splendida musica che una volta mi ha prestato in amicizia e che continuo ad usare. Se volete sapere di più su di lui e sul lavoro de Lu Passagalle, fatevi un giro qui. Se invece volete ascoltarvelo, fate un salto qui

Dell'economia e del gioco


Nel Novecento, l’esaltazione del sesso ha avuto una funzione analoga. Sorge sempre il bisogno di contrapporre all’homo oeconomicus qualcosa che sia dominato da una logica complementare e opposta. Nessuna società si può fondare solo sull’homo oeconomicus: è una logica povera, che schiaccia l’elemento affettivo sotto il puro calcolo, e se ci limitiamo a quella si rischia di limitare le potenzialità inventive della società. Semplificando, possiamo dire che ci sono vari modi di integrare e contraddire insieme l’homo oeconomicus. Nell’Ottocento il modello dominante è la passione, il grande sentimento amoroso: non è né uno strumento né un istinto, è appunto un sentimento che si vuole sconfinato; e su di esso si modellano anche altri aspetti del vivere come l’idea di nazione, o l’amore di patria. All’homo oeconomicus e ai suoi calcoli, nell’Ottocento, si chiede di riservare un’intera sfera privata e anche pubblica, che va dal matrimonio al rapporto con i suoi compatrioti, a un sentimento di amore. Nel Novecento, l’amore e la passione sono portati alla radice erotica: l’erotismo, la pulsione, il desiderio potente. La sessualità nel Novecento ha uno spazio enorme, istintivo e strumentale: istinto perché l’eros è inscritto nella nostra stessa natura corporea, strumento perché il sesso diventa pubblicità e cultura di massa. L’homo eroticus è diventato l’altra faccia dell’homo oeconomicus. L’amore, nonostante che se ne parli da due secoli, non è ancora consumato del tutto come principio propulsore della cultura di massa. La dimensione sessuale si è andata svuotando: tu sei le tue pulsioni, gli istinti diventano la tua identità personale. L’ossessione per il sesso che ha attraversato il XX secolo ne ha fatto alla fine una presenza piuttosto banale.
Ora il complemento dell’homo oeconomicus può essere la ludicità.
L'economia, l'amore e il gioco secondo Peppino Ortoleva (c'è pure bisogno di presentarvelo?): se ti interessa, prosegue qui, nell'intervista-conversazione di Fabio Guarnaccia e Luca Barra Il gioco si fa serio. Leggetela, è interessante.

Qualche aggiunta a "una breve storia del pugno chiuso"

Qualche giorno fa Il Post (se non sapete cos'è, leggete prima wikipedia e poi andate a vedervi la home page di oggi) aveva pubblicato una "breve storia del pugno chiuso" a commento delle polemiche (spicciole e anche un po' ridicole) che avevano seguito la vittoria di Bersani alle primarie del Pd, quando sul palco si erano visti alzarsi alcuni pugni chiusi in segno di felicità (ne volete un assaggio? date un'occhiata qui e qui).

Se non vi basta la "breve storia" del Post e, avendo tempo, pazienza e sufficiente curiosità, volete saperne qualcosa di più, forse vi interesserà leggere un estratto da un articolo sui gesti di opposizione che ho scritto qualche anno fa per un convegno e che ha finalmente visto la luce nel libro I gesti del potere (a cura di Marcello Fantoni, Cariti editrice, Firenze 2011) di cui potete ammirare qui a fianco la copertina.

 Buona lettura

In memoriam

"Posso unirmi anch'io? Ho davanti a me due giorni vuoti, e qui davvero non saprei cosa fare".

Paolo l'ho conosciuto più o meno così. Perché avevamo tanto tempo davanti a noi, tempo vuoto da non sciupare.
Ora tempo non ce n'è più e rimane solo il vuoto.
E la dissipazione, lo spreco, lo sciupìo, lo scialo.
Di una persona bella e gentile, di un sorriso mite, di uno sguardo che pensavi distratto e smarrito - e forse lo era davvero, o forse era solo la miopia, perché poi dietro le lenti scorgevi altri mondi che cercavano sempre una via per venire a galla e una profondità mai ostentata.
Di un'espressione irridente, che però conservava in quella piccola piega all'angolo della bocca altri sentimenti che non sapevi, anche se sapevi che era da lì, da quei moti dell'animo, da quella pieghetta che nasceva il suo modo di guardare al mondo.
Che poi Paolo Zanotti era anche uno scrittore e anch'io lo voglio ricordare come i suoi amici de "Le parole e le cose", con un suo racconto.
 
Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger