(un, due)...e tre!

Anticipazioni per la terza settimana di lezioni. Di che parleremo?
Di questo.

E questo.

Ma da lunedì comincio anche le lezioni di storia dei media al master di giornalismo.
Sono previsti cinque incontri di quattro ore ciascuno.
Come condensare tutto in venti ore senza essere didascalico? Una bella sfida...

caccia all'errore

Come in una Settimana Enigmistica: nella sequenza ci sono due errori, sei capace di individuarli?

Dedicato

Rieccomi con una breve sintesi delle ultime lezioni. Dedicato a chi non ho incontrato, chissà mai perché (potrei dire con Fossati). Ma anche a chi vuole un po' approfondire uno o due argomenti con qualche link.
Tutto in attesa di adeguare le presentazioni ad una consultazione on-line (eliminando video e frammenti sonori, ahimé).

Due, in sostanza, gli argomenti. Il cinema tra gli anni Dieci e gli anni Trenta; la radio in Italia fino alla metà degli anni Trenta.

Per quanto riguarda il cinema mi interessava soffermarmi su questo periodo perché è allora che si definiscono i caratteri della sua forma industriale, che, per alcuni aspetti, rimarranno sostanzialmente inalterate fino ad oggi. Ma non solo: perchè in quel periodo si definisce anche il suo linguaggio, o, meglio, la sua sintassi attraverso il montaggio. E, per capirlo, ci siamo dedicati alla visione di qualche frammento, da Porter a Griffith, cercando di individuare gli elementi più importanti di questa nascente sintassi.
Per descrivere il costruirsi dell'organizzazione industriale del cinema abbiamo guardato ovviamente al modello americano, sottolineando come il cinema dominante all'inizio del secolo entri in crisi proprio per l'assenza di una struttura industriale (come nel caso italiano) o perché fa delle scelte industriali sbagliate (come quello francese), a cui si aggiunge - ovviamente - l'esplodere della prima guerra mondiale.
E allora, guardando alla situazione negli Stati Uniti, abbiamo passato in rassegna la crisi del trust costituito dalla Motion Picture Patent Company e dalla American Mutoscope & Biograph; la nascita di Hollywood e delle compagnie di distribuzione indipendenti; il formarsi dello studio system e i primi accenni allo star system; il definirsi di alcuni generi e, infine, il lavoro di alcuni dei molti artisti degli anni Venti. In particolare abbiamo messo a confronto, sulla scorta della lettura che ne ha dato Fernaldo Di Giammatteo, due comicità: Charlie Chaplin e Buster Keaton.

Poi siamo tornati in Europa, accennando alla vicenda italiana, e soffermandoci un po' più a lungo su due avanguardie, l'espressionismo tedesco (era possibile non citare Krakauer?) e la scuola sovietica del montaggio.
Ci siamo fermati all'arrivo del sonoro, per passare - di suono in suono - alla radio.

Della nascita della radio diffusione circolare in Italia avevamo già parlato un po' la settimana precedente sottolineando che essa è nata e si è sviluppata sotto il fascismo; eppure, nonostante questo, secondo i pareri più autorevoli, la radio non è strumento di propaganda consapevole fino alla metà degli anni Trenta. Come ha scritto Franco Monteleone, si può escludere
«che vi fosse un disegno dichiarato nell’alimentare i programmi – soprattutto quelli più culturali – con il richiamo all’ideologia nazionale e alla retorica del partito nuovo. Il mito era nell’aria e permeava tutte le manifestazioni della vita civile, faceva parte del vissuto quotidiano e, in qualche modo, veniva incontro al desiderio di cambiare, di sentirsi diversi, di partecipare alla crescita della comunità. La radio registrava questo clima, senza neanche troppi eccessi, amplificando le parole del regime nelle case degli ascoltatori e rivelando loro sentimenti che essi provavano – per così dire – a prescindere dal mezzo».
Anche nel caso della radio abbiamo cercato di focalizzare l'attenzione sugli aspetti industriali:
"l'industria italiana - scriveva "La Stampa" ancora nel 1934 - concepisce ancora la radio come un giocattolo di lusso. È un errore imperdonabile: ci vogliono per dirla chiara e semplice apparecchi che non costino più di 400 lire, compreso l'abbonamento, pagabili in dieci rate". 
Ci vorranno invece altri tre anni perché la Radiobalilla venga messo sul mercato al prezzo di 430 lire.

Ma soprattutto, cosa a cui avevamo solo accennato per il cinema, ci siamo soffermati sulla questione centrale dell'ascolto radiofonico, dicendo tante grazie agli studi ancora oggi fondamentali di Gianni Isola.
E poi ci siamo dilungati sui programmi radiofonici, dal varietà alla musica, passando per il ruolo della pubblicità e fino al giornale radio.

Qui, grazie alle Teche Rai, trovate un piccolo assaggio del programma di Nizza e Morbelli "I quattro moschettieri", che ebbe anche una versione a stampa, costruendo un interessante "circuito massmediatico".


Abbiamo lasciato da parte la propaganda, tranne alcuni rapidi accenni, alla quale ci dedicheremo la settimana prossima.


Ma abbiamo chiuso con qualcosa di veramente epocale.
Qualcosa che accadde il 30 ottobre 1938.
E che provocò queste reazioni.

Era la guerra dei mondi. E qui potete sentire come Orson Welles la raccontò. Ma anche qui c'è qualcosa di interessante.

da dove ricominciare? (preview)

È evidente.
Ricominciamo da qui.
Del resto il progetto di quest'anno è sul modo in cui la storia italiana può essere raccontata dalla canzone e sul modo in cui la canzone ha raccontato l'Italia. E Sanremo è uno dei punti di coagulo dell'immaginario italiano, in bene o in male.
E quella dello strano trio è solo una delle tante canzoni che hanno la pretesa di raccontare l'Italia.

Per il resto, ci concentreremo soprattutto sul sistema dei media in Italia tra gli anni Venti e la seconda guerra mondiale. Ma senza scordare lo scenario internazionale in cui si inseriscono: accenneremo quindi al cinema americano, a quello sovietico e a quello tedesco.
E ci soffermeremo su un evento radiofonico che cambiò il modo di fare radio, e che ci spiegherà tanto dell'epoca d'oro della radio.

meglio tardi che mai... le prime lezioni del 2010

Direte: "ahi, comincia male. Aveva promesso che avrebbe postato le lezioni di martedì e mercoledì e siamo a venerdì pomeriggio e ancora non c'è nulla".
Avete ragione.
Ho avuto qualche problema organizzativo, ma forse riesco a mantenere la promessa.

Allora, l'ipotesi è questa.
Martedì e mercoledì c'è lezione. Nei giorni successivi posto una piccola sintesi della lezione, con qualche materiale da vedere, un power point, qualche suggerimento di visione, qualche link informativo.
E poi, domenica o lunedì, un nuovo post con un'anticipazione dei temi che toccherò nelle lezioni successive. Naturalmente, l'esperimento funziona se voi dall'altra parte mi date un feedback di qualche tipo, mi fate capire se sono utili, o come vi piacerebbe che fossero.

Vediamo se ci riusciamo.

Martedì scorso, 16 febbraio, abbiamo cominciato il corso.
Presentazioni, spiegazioni sulla struttura del corso, ecc ecc
Ho fatto una piccola introduzione: va bene, ho detto, il corso si chiama "cinema, radio, televisione", ma non possiamo studiarli isolati, come se non vivessero all'interno di un sistema dei media, e come se questo sistema non fosse a sua volta inserito in una società, non entrasse in contatto con una Storia, una storia nazionale e una storia mondiale.
Così, un primo cappello interpretativo è necessario: occorre comprendere questioni come la ciclicità del sistema dei media (nel suo ultimo lavoro, Ortoleva parla di un sistema che si muove lungo traiettorie a spirale), la loro interazione ecc. ecc.
Poi siamo passati a discutere l'origine dei tre media di cui si occupa il corso. E abbiamo cercato di capire come queste origini vadano oltre il semplice fatto tecnico, come esistano precondizioni sociali, politiche ed economiche, oltre che tecnologiche, che spiegano perché, in un certo periodo, è "nato" un determinato media.
Ecco perché nelle slides troverete accenni alle questioni della trasmissione della voce o accenni alla narrazione per immagini, dall'arazzo di Bayeux a Yellow Kid.

Poi ci siamo concentrati sulla fondamentale questione dell'uso sociale dei media, e sul modo in cui essa può determinare il destino di un certo media. E così si è discusso, ad esempio, delle differenze fra il cinetoscopio di Edison e il cinematografo dei fratelli Lumière.

A proposito, vediamoci qualcuno dei filmati che mostravano i cinetoscopi.



Quali sono le differenze con quelli dei Lumière?





E quali quelle con i film di Méliès, l'altra "anima" del cinema?


Qui sotto ci sono le slides.


(Temo che ci sia qualche problema di visualizzazione... proverò a capire come rimediare, comunque la lascio perché può comunque essere utile)

chi ben comincia...

Domani comincia il corso di quest'anno. Per chi non avesse ancora visto il programma, lo trova qui.

Di che parleremo domani?

Presenterò il corso, naturalmente. Quali sono gli obiettivi, qual'è il programma e quali sono i testi.
Ci sarà una breve introduzione su che cosa sia un sistema dei media, concetto all'interno del quale analizzeremo storia e caratteristiche di radio, cinema e televisione.
E cominceremo ad osservare la nascita dei nostri tre mass media, individuandone fasi e modelli di sviluppo.
Conto di arrivare entro mercoledì almeno fino agli anni Venti, dedicando spazio anche alla nascita della radio in Italia all'interno del regime fascista.
Poi daremo spazio alle attività di laboratorio e studieremo il progetto da realizzare quest'anno...

Restate sintonizzati, ci saranno parecchie novità nei prossimi giorni.

giornalismo partecipativo

L'ultima volta che sono stato all'università ho trovato una bella sorpresa: il libro di Gennaro Carotenuto intitolato Giornalismo partecipativo, edito da Nuovi Mondi.
Non conosco Carotenuto, ma ho appena visitato il suo sito e credo che ci tornerò spesso: sembra pieno di cose interessanti.
Non conoscevo nemmeno il libro, e non ho ancora avuto tempo di leggerlo. Ma da un primo sguardo sembra anch'esso molto interessante: appena l'avrò letto ve ne darò conto. 
Per il momento vi dico che sul sito potete leggerlo on-line, e mi sembra un bel modo di divulgare le proprie idee e fare storia, in linea con la filosofia del web.
Per quanto riguarda i contenuti, il libro analizza gli ultimi trent'anni di storia dell'informazione on-line. Trent'anni? Sì, se si considera che la BBS è del 1978 e che già negli anni successivi in queste "bacheche virtuali" alcune delle discussioni erano a sfondo sociale ed informativo. 
E già questa semplice annotazione di tempo ci dice quanto questo aspetto della comunicazione sia importante, benché di difficile studio e, finora, piuttosto poco analizzata, almeno sotto il profilo storico. 
Appena l'avrò letto vi saprò dire. 
 
Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger