un'antica tentazione

Chiunque di voi guardi anche solo per sbaglio la televisione se ne sarà accorto. 
Siamo in prossimità della scadenza del canone RAI e ci provano in tutti i modi a ricordarci che bisogna pagarlo. Lo dicono alla fine dei programmi e ci bombardano di spot come questi.



(...che non mi sembra nemmeno il peggiore della serie, tutto giocato com'è sulla polisemia della parola tributo)

Nonostante questo, sembra che il canone sia la terza tassa più odiata dagli italiani (lo dice contribuenti.it) e arriva subito dopo le varie accise e il ticket. Secondo alcuni dati, nel 2010 circa il 41% delle famiglie non pagavano il canone: cinque anni prima erano circa il 22% (altri dati li trovate qui). Sarebbe interessante scoprire se e quanto il dato sia legato alla contemporanea decrescita degli ascolti e all'aumento degli abbonamenti alle tv a pagamento...
Comunque, quello che è certo è che si tratta di un'abitudine antica. 
Guardate qua:
E' la copertina di un numero di Radiofonia, una rivista di informazione e tecnica rafiofonica del 1924.
Vi ricorda qualcosa questa data? è l'anno della nascita dell'URI (per un veloce ripassino, andate qui).
E già allora le prime riviste di radiofonia si lamentavano delle tasse, che erano considerate, oltre che ingiuste, un ostacolo alla diffusione della radio in Italia. 
Leggete che cosa scriveva La radio per tutti, un'altra di queste riviste, in un articolo in cui si tentava il bilancio di un anno di trasmissioni (Un anno di esperienza, 1 settembre 1925):
 Vengo ora al più grosso e più discusso inconveniente che è quello delle tasse. L’utente deve pagare, complessivamente, per il primo anno, circa 330 lire per un apparecchio a quattro valvole; circa 200 lire per un apparecchio a galena! Nessuna distinzione fra poveri e ricchi; fra acquirenti di un lussuoso impianto da sei o settemila lire e quello di un impianto da meno di duemila; fra signorile amatore e studioso radiocultore. Anche qui l’anarchia impera. V’è chi paga e chi non paga il famoso “bollo”. Non si sa ancora se gli autocostruttori [cioè coloro che si costruiscono l’apparecchio ricevente da soli] debbano pagarlo o meno. Certo, tutta questa regolamentazione e fiscalismo sull’industria ed il commercio Radio inceppano ed impediscono lo sviluppo...
Un'altra epoca, senz'altro. 
Altri problemi, senza dubbio. 
Ma la propensione originale all'elusione si trova anche in quell'immagine e in quelle parole. Che poi, nei decenni successivi, sarebbero state ben altrimenti stimolate e rinforzate.

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Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger