di fumetti e delle loro storie

Questo post ha iniziato a nascere quando ho letto che cosa Daniele Barbieri ha scritto a proposito di un libro che ho messo già da tempo nella pila delle cose da leggere. Si tratta della recensione a Eccetto Topolino, di Fabio Gadducci, Leonardo Gori e Sergio Lama (Nicola Pesce Editore), e la potete trovare qui.

E' la storia di Topolino durante il fascismo e per avere qualche notizia in più sul volume potete andare qui: io prima o poi vi dirò cosa ne penso, ma - temo - più poi che prima, quindi per ora dovrete accontentarvi di questa immagine promozionale

Insomma, Barbieri dice sostanzialmente che il volume è una buona risposta ad una domanda che aveva posto qualche tempo fa Paolo Gallinari (il presidente dell'ANAFI): è possibile fare una storia del fumetto italiano? E come dovrebbe essere?
La riflessione partiva dalla constatazione che, a dispetto dei molti articoli, e di alcuni buoni libri, non è ancora stata scritta una storia del fumetto italiano: l'articolo lo potete leggere qui, e tenta una sintesi delle molte risposte di studiosi e appassionati che in campi diversi si sono cimentati con la storia del fumetto.

L'argomento mi sembra interessante, anche perché - effettivamente - anche nelle storie complessive dei media il fumetto è quasi sempre trascurato, o appena citato. Eppure è senza dubbio un mezzo di comunicazione di massa e, al pari della canzone e dell'editoria popolare, della radio, del cinema e della televisione, è parte dell'industria culturale. Ed uno dei canali attraverso cui si è formato il nostro immaginario collettivo.
In questa scarsa attenzione c'è probabilmente una antica abitudine tutta italiana a considerare il fumetto una forma narrativa di poca importanza, una "cosa per bambini". Cosa che, naturalmente, trova una corrispondenza anche nella scarsa considerazione che esso ottiene presso gli editori, che - come sostengono tutti o quasi tutti gli intervistati di Gallinari - ben difficilmente accetterebbero di pubblicare una storia del fumetto italiano.
Ma, forse (e questa è la mia idea e la mia risposta - non richiesta - alle domande di Gallinari), questo circolo vizioso potrebbe essere interrotto se si riconducesse il fumetto al suo essere medium, parte di un circuito della comunicazione che entra in risonanza anche con gli altri media, e che, infine, è un tassello dell'industria culturale di un paese. E, come per gli altri media, una sua storia non potrebbe essere disgiunta dalle influenze che i fumetti degli altri paesi hanno avuto presso di noi.
Dovrebbe essere una storia "olistica", che tenga aperto il dialogo fra tutti gli elementi che costituiscono il medium fumetto: storia di industrie editoriali, di linguaggi e della loro ricezione, di pubblici. E sarebbe ben interessante leggere, proprio attraverso i fumetti, l'evoluzione della società italiana: capire quanto essi la rispecchino, e se - e quanto - riescano ad anticiparla.
Forse, in fin dei conti, potrebbe essere meno interessante seguire la storia dei singoli personaggi rispetto a quella del medium in sé, anche se - è chiaro - la seconda non può darsi senza la prima.
Quanto alla forma che dovrebbe avere questa ipotetica storia? Alfredo Castelli ha risposto in modo molto preciso alla domanda di Giovannini (e non ci si poteva aspettare di meno dal creatore del logorroico BVZM):
il mio ideale sarebbe un'opera in due volumi formato A4, entrambi di 360 pagine...
Senza scendere ad un simile livello di dettaglio, forse, come suggerivano nell'articolo Traini e Nencetti, la forma migliore sarebbe quella di un'opera che sfruttasse al massimo la potenza della scrittura digitale per unire al meglio due andamenti narrativi. Lo sviluppo principale potrebbe essere di tipo cronologico, per seguire l'evoluzione del medium fumetto in relazione allo sviluppo dell'intero sistema dei media e del contesto sociale. Allo stesso tempo, però, la narrazione potrebbe dilatarsi in senso orizzontale, attraverso approfondimenti mirati su personaggi, case editrici, linguaggi, segni ecc.

Un lavoro complesso certo.
Ma, anche solo a pensarlo, a me è già venuta un po' voglia di leggerlo.

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Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger