Kalispera o kalinychta?

Aveva cominciato Gad Lerner. Poi ha proseguito Massimiliano Panarari, passando per Marco Belpoliti. Infine, l'altro giorno, è arrivato Francesco Merlo, riflettendo sull'intervista a Ruby che ha fatto sbancare l'audience ad una trasmissione di mezza sera, Kalispéra.
Tutti a parlare di Alfonso Signorini, direttore di Chi e di Tv Sorrisi e Canzoni, opinionista fisso del Grande Fratello, conduttore di trasmissioni radiofoniche e ospite molto presente nelle trasmissioni televisive che si muovono sull'incerto confine dell'infotainment.
E tutti ad individuare in lui un "intellettuale organico" della nuova "egemonia culturale" del paese. I termini, ovviamente, sono ripresi dal lessico di Antonio Gramsci, e forse sono un po' troppo alti se proprio chi li usa con maggiore frequenza, come Panerari, sente il bisogno di ridimensionarli con un prefisso (infatti il suo libro è dedicato all'egemonia sottoculturale). Ma, forse, sono solo termini lontani e ormai poco adeguati a descrivere una situazione sociale e culturale che bisognerebbe sforzarsi di analizzare senza le categorie del Novecento.
Tuttavia è indubbio che in questa fase della nostra vita sociale Signorini e le sue riviste (e ora anche la sua trasmissione) assumono un ruolo non trascurabile.

Già c'erano state, nelle puntate precedenti, lo "scoop" su D'Alema e la presenza in studio di Bocchino, per finire con l'intervento telefonico di Berlusconi. Ma l'intervista a Ruby di qualche giorno fa è la testimonianza inequivocabile dell'importanza di Signorini nella formazione dell'opinione pubblica. Ma, visto che non penso a quella opinione che si forma sulle pagine dei quotidiani o nel discorso pubblico, forse dovrei dire "opinione collettiva". Come al solito, guardando al pubblico (potenziale) a cui si rivolge il programma, un pubblico composto per la maggior parte di donne, di bassa scolarizzazione, di età medio-alta.

Ecco, avendo in mente questo pubblico, la strategia narrativa dell'intervista è stata efficacissima: cominciando da lontano, dalla sua infanzia, Signorini ha trasformato Ruby in una ribelle. Inaffidabile, certo. E borderline, come ogni ribelle che si rispetti. Una ragazza che vive un'infanzia segnata dalla violenza e dalle privazioni, che scopre la cultura e la religione (che però le vengono sottratte da una società repressiva), e che solo in Italia può cercare di realizzare nuovamente i propri sogni, purtroppo ormai pervertiti dalle durezze subite.
Così questa ragazza che sembra più grande della propria età anagrafica perché ha già vissuto troppo, è costretta ad inventarsi una vita "parallela"  che le consenta di sopportare la sua dura esistenza (del resto, non si legge nelle intercettazioni qualcosa come: "fai di tutto... fai la pazza, purché nessuno possa crederti"?).
E poi l'intervista è inserita fra un prima e un dopo brillanti e fatui, come un approfondimento sul "caso umano" di cui scordarsi subito dopo.

È la leggerezza che si fa discorso pesante. E che - ha ragione Lerner - bisogna iniziare a studiare per capire meglio questi tempi.

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Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger