Levando un po' di macerie: due chiacchiere con Fabrizio Russo

Harlan Draka in un disegno di Fabrizio Russo
Dopo aver sentito ieri Diego Cajelli, è la volta di Fabrizio Russo, disegnatore della storia di Dampyr ambientata a L'Aquila e in edicola questo mese.
Come sanno i pochi che mi leggono, altre volte mi è capitato di occuparmi della responsabilità intrinseca nel disegnare le macerie
(come? non ve lo ricordate...? fate un salto qui e poi tornate)
Ne ho parlato un po' anche con Fabrizio, che ringrazio molto della disponibilità, non solo per la breve chiacchierata ma anche per i disegni che mi ha prestato per questa pagina.

Ma prima di tutto ve lo presento:

nato nel 1970, milanese, ha studiato al liceo artistico e si è specializzato in illustrazione alla Scuola Superiore d'Arte del Castello Sforzesco (e mi sembra che questa sua impostazione traspaia dalla cura del dettaglio e dal realismo quasi fotografico). Studia poi alla Scuola del Fumetto con Enea Riboldi (copertinista di Dampyr) e dal 1994 inizia a lavorare per la Bonelli.

Ed eccoci alle domande:

Ciao Fabrizio. Mi sembra che tu abbia uno stile realista classico, molto bonelliano se vuoi, in cui è evidente il grande lavoro con i riferimenti fotografici. So che ne hai avuti molti a disposizione per questa storia: hai usato solo quelli oppure sei andato a vedere la città?

Come giustamente hai notato, su Dampyr il realismo e la ricerca del dettaglio quasi maniacale è molto presente: normalmente in tutte le storie si cerca la maggior fedeltà alla realtà e nel nostro caso questo obbiettivo è stato ricercato ancor piu scupolosamente. Purtroppo non mi è stato possibile fare un sopraluogo fisico delle zone, cosa che invece ha fatto Mauro Boselli, cocreatore di Dampyr, che ha fornito una documentazione vastissima sia di foto che di video che mi è stata utilissima. Il tutto è stato ulteriormente integrato da una mia ricerca e di Diego Cajelli su google.

tavola di Fabrizio Russo, parzialmente chinata
Mi sembra di aver notato una grande attenzione nel cercare di restituire attraverso il segno l'atmosfera che si respira a L'Aquila, e, allo stesso tempo, un certo "rispetto" per la città, che mi sembra si sia espresso soprattutto nel non voler calcare più del necessario sugli elementi di distruzione. Si trattava solamente di un'esigenza di sceneggiatura, oppure hai scelto tu di dare questa impostazione grafica e narrativa? E che tipo di libertà hai avuto nello scegliere scorci e ambientazioni?

In realtà abbiamo cercato di essere il piu attendibile possibile nella ricostruzione delle ambientazioni: faccio un esempio, inizialmente in molte scene (tipo l'aggressione dei cani al lupo azzurro superstite) avevo disegnato moltissime macerie per la strada per dare piu drammaticità alla situazione. Quando poi Boselli ha avuto modo di visitare la città e ha rilevato che non erano piu presenti le macerie, ho provveduto a correggere tutte le vignette allo scopo di essere il piu verosimile possibile.
Sulla liberà, in genere se qualcosa non è indicato in sceneggiatura il disegnatore è abbastanza libero di scegliere gli scorci che preferisce, cosa che ho fatto anche in questa storia.

tavola a mezzi toni di Fabrizio Russo

tavola di Fabrizio Russo
Rimango sempre sullo stesso punto: nonostante ciò che ti ho detto prima, nelle scene ambientate nel centro mi sembra di aver notato una certa "rigidità" nel segno rispetto ad altre sequenze, come se la necessità di mostrare scorci reali (e una situazione così delicata) ti avesse un po' intimidito. Quando ti è stato proposto di affrontare una storia con questo tipo di ambientazione, quali sono state le tue reazioni? E con quali sentimenti ti sei avvicinato alla rappresentazione di una città le cui ferite sono ancora fresche?
Quando mi è stata proposta questa storia ovviamente ne sono stato onorato, innanzitutto perchè Boselli ha scelto me ed è un attestato di stima da parte sua visto le difficoltà alle quali si andava incontro; inoltre adoro lavorare con Diego Cajelli, che non solo stimo tantissimo come professionista ma è anche un caro amico. E in ultimo, ma piu importante, condividevo appieno l'idea alla base: gli aquilani ma come tutte le popolazioni terremotate, nel momento del disastro vengono sempre rassicurate dalle istituzioni che non saranno abbandonate, COSA CHE INVECE CAPITA PUNTUALMENTE OGNI VOLTA!

0 commenti:

 
Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger