trent'anni dopo

Il 14 ottobre 1980 è finita un'epoca.
Così almeno dice la storiografia del movimento operaio.
Dopo tanti cortei, rumorosi o silenziosi, allegri o terribilmenti cupi,  un'ultima marcia, silenziosa stavolta, ha messo la parola fine a quella storia cominciata nel 1969. Stavolta erano in quarantamila a sfilare e dopo quel corteo
puntuali, curvi sotto la pioggia, gli operai sono rientrati nelle fabbriche deserte da oltre un mese.
 Ci sono episodi che hanno un fortissimo significato simbolico e la marcia dei quarantamila è uno di quelli. Da allora, sembra che gli operai siano scomparsi,  dall'immaginario collettivo se non dalle fabbriche (anche se un reportage, Operai, scritto qualche anno dopo scritto da Gad Lerner,  e recentemente ripubblicato, li descriveva come La classe che non c'è più).

A dare ancora più forza simbolica a quell'episodio ci sono le immagini.
Da pochi giorni, grazie a Repubblica TV in collaborazione con l'Archivio Nazionale del cinema d'impresa e il Centro storico Fiat, è disponibile on line il filmato originale che i cineoperatori Fiat girarono in quell'occasione.

Sono 14 minuti silenziosi che mostrano l'avvio e lo svolgimento del corteo. Sono immagini che si vedono per la prima volta e che testimoniano, con la loro stessa esistenza, l'importanza che la Fiat attribuiva a quell'operazione.


Metteteli a confronto con alcune descrizioni giornalistiche dei cortei e delle manifestazioni operaie di quelli stessi giorni davanti ai cancelli della Fiat:
...c'è come un aleggiare di festival dell'Unità col profumo delle salamelle che arrostiscono sulla brace, il puzzo un po' acido del vino versato per terra e le note di una canzonetta di Lucio Dalla. Due ragazzi si baciano.
E ancora, in occasione del corteo del 25 settembre:
Una bella ragazza, sui trampoli, indossa, tipo sandwich, una enorme Mole Antonelliana di cartapesta. Arriva davanti allo striscione rosso dei sindacati, ma è costretta a fermarsi: una grossa mano di gomma sintetica, grande come una jeep, l'avvolge, vuol soffocarla. Ma (...) centinaia di manine rosse, fatte di polistirolo (...) riescono a liberarla.
Ma, ancora una volta, meglio delle parole sono le immagini: Piero Perotti, allora operaio alla Fiat, girò con una cinepresa casalinga queste (ed altre) immagini.


Colore contro grigiore.
Disordine contro ordine.
Confusione contro compostezza.

Anche di questi scontri simbolici fu fatta quella lotta, che racchiudeva in sé le tensioni degli anni settanta. E, su questo piano, le immagini ci aiutano a decifrarla, forse più e meglio di quanto non riescano a fare le spiegazioni economiche o l'analisi delle strategie sindacali e padronali.
Soprattutto ci aiutano a capire perché, subito dopo, gli operai, protagonisti di un decennio, sembrarono evaporare.
Certo, è chiaro che ci fu la precisa volontà di chiudere un ciclo di lotte per riprendere il controllo totale dell'impresa, come racconta Cesare Romiti in un breve documentario realizzato da Repubblica Tv (lo potete vedere qui). Ma quelle immagini ci raccontano che, al di là delle strategie d'impresa, veniva ripristinato un'immaginario, il modello del "vero" lavoratore: disciplinato, inquadrato, rispettoso. Anche dell'organizzazione della circolazione stradale: guardate le immagini, chi sfila  rimane sulla corsia di marcia senza invadere quella opposta.

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