un paese in nero

Il Centro d'Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva ha reso noti i dati di una ricerca condotta sulle principali edizioni dei telegiornali italiani dal 2003 al 2007: a quanto si evince dall'analisi, negli ultimi cinque anni la cronaca nera è diventato uno degli argomenti di punta dell'informazione italiana, con incrementi fino ad un massimo del 30%. In linea generale, comunque, si rileva un raddoppio delle notizie legate alla cronaca nera, nelle sue diverse varianti.


Qui trovate tutti i dati. Qui, invece, il modo in cui Repubblica ha riportato la notizia, puntando sul facile legame con l'analisi di taglio politico. Impostando in questo modo il problema è anche facile prevedere la reazione dei direttori di testata: il pubblico chiede notizie e noi gliele diamo; discorso che puntualmente è arrivato.


Certo, è sempre possibile - e come tutti si ricorderanno era stato fatto anche in assenza di dati precisi - discutere su quanto l'insicurezza - cavallo di battaglia delle scorse elezioni - fosse un dato reale o un fenomeno percepito; e, quindi, ragionare su che tipo di disegno politico si possa nascondere dietro un incremento delle notizie di cronaca nera.


Non è detto però che questo aspetto del problema sia il più interessante. Guardatelo, ad esempio, da quest'altro punto di vista:




Analizzando la classifica degli argomenti trattati dai diversi TG, nel 2006, in 3 delle 7 testate rilevate (Tg2, Tg5 e Studio Aperto), Cronaca nera, cronaca giudiziaria e Criminalità sono stati gli argomenti maggiormente esposti, seguiti dalla Politica.

Nel 2007, su 4 delle 7 testate (Tg2, Tg5, Studio Aperto e Tg La7) sono stati gli argomenti maggiormente esposti, seguiti dalla Politica.

Sembra evidente che la tendenza ad "aprire" con le notizie di nera è appannaggio di quei tg maggiormente orientati alla cronaca e al costume (con un incremento de La7 che immagino si possa spiegare con la ricerca di un maggior ascolto): dunque è un dato che si potrebbe inserire in una tendenza di più lunga durata, una tendenza allo "svecchiamento" del modo di fare informazione televisiva che però, fatalmente, si incontra con la spettacolarizzazione. E qui sarebbe interessante capire come vengono date le notizie.

Il Centro d'ascolto ci offre qualche elemento di riflessione anche in questo senso:



E’ possibile affermare che più è efferato il delitto, maggiore è il tempo dedicato alla sua esposizione, nel momento in cui avviene, nei giorni successivi - che coincidono con lo sviluppo delle indagini - protraendosi nel tempo - anche a distanza di mesi, spesso in assenza di novità rilevanti.

Sempre nei casi di delitti più gravi, le trasmissioni di approfondimento, si soffermano per più puntate ricostruendo gli episodi e creando veri e propri dibattiti sul tema.

Così spesso si perde la temporalità dell’evento che quindi rende sempre attuali gli episodi criminosi, anche quelli commessi in mesi o anni precedenti.


Un'idea di "eterno presente" che non mi sembra così coincidente con i principi della cronaca giornalistica.


C'è dunque da avere paura?

Forse sì, ma in attesa di dati più precisi solo del cattivo giornalismo

1 commenti:

fabiofidanza ha detto...

Il TG intrattiene o informa? E in che ottica informa?
Lo pseudo-ambiente percepito è a mio avviso costruito in maniera largamente preponderante dai TG.
Che all'italiano piaccia sentirsi in un mondo scuro ed incerto mi sembra quantomeno strano; e mi auguro che la stanchezza cognitiva dell'uomo medio non abbia levigato a tal punto la barriera tra fiction e informazione da far confondere il TG1 con CSI: in fondo sempre di acronimi si tratta.

Sarò tacciato di essere un Orwellomane, ma mi riesce difficile non percepire un disegno dietro lo spostamento delle scalette dei TG verso la cronaca nera (spesso stranamente sincronico tra le testate).

La mia resta però una supposizione, finchè non venga suffragata da una osservazione critica, estensiva, super-partes, che analizzi i media nel complesso, cercando di censire gli accadimenti e, poi, la loro elaborazione.

È certo che la frammentazione temporale degli eventi e la loro reiterazione contribuiscono a fare dell'accadimento una realtà avulsa da una rete di legami causa-effetto, rendendola fuori dal tempo, alla stregua di una leggenda (pensiamo al caso archetipale di Cogne).

Lo strabordare di opinioni, espresse dai personaggi più vari e variamente competenti, che si sedimentano sul fatto non aiutano certo il telespettatore a formarsi una posizione critica.

E perchè quindi parlare per migliaia di ore televisive dell'omicidio irrisolto? Può darsi che l'italiano sia veramente un così basso voyeur? Io credo e spero di no

 
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