strade da esplorare

Ma quanto sono versatili i film privati?
Quanto è potente ed evocativa la loro estetica?


[Lo scorso anno è uscito anche un film di J.J. Abrams che sin dal titolo, Super8,  le rendeva in qualche modo omaggio (insieme a tutte le memorie di una generazione cinematografica, ma questo è un altro discorso) .
(E se non ne sapete niente, fatevi un giro su wikipedia)]

Perché questo post? Non certo per il film di Abrams (sono ormai veramente fuori tempo massimo) ma perché negli ultimi mesi l'Archivio Audiovisivo della Memoria Abruzzese ha lavorato ad una nuova, ingente donazione di film privati che proviene da Loreto Aprutino, vicino Pescara. E casualmente, nei "tempi morti" di questo lungo lavoro di riversamento e catalogazione delle pellicole, e poi della loro analisi e della costruzione di un nuovo, piccolo, documentario (di cui vi parlerò quando sarà il momento), è scappato il tempo per provare a fare qualcosa di nuovo: un trailer teatrale (teatrailer?).

E' nato veramente per caso: registrando le memorie di due dei donatori, abbiamo scoperto che uno di loro sta portando in giro un monologo teatrale.
Gli abbiamo detto: facci sentire.
E lui, così, su due piedi, ha cambiato faccia e voce, e ha iniziato a raccontare una storia. Una storia che sembrava perfetta per alcune delle immagini che avevamo appena analizzato. Abbiamo provato a montarle, e questo è quello che è venuto fuori.



Una nuova, esile strada da percorrere nella nostra ricerca sull'uso pubblico delle immagini private. Una strada che sarà bello iniziare ad esplorare.

Qui, se avete voglia, potete dare un'occhiata agli altri sentieri che abbiamo tracciato.

Ed ecco che torniamo alle domande (retoriche) iniziali.  E provo a dargli una qualche risposta.

A me sembra che la forza evocativa dell'estetica dei film privati e familiari risieda, da un lato, nella grana dell'immagine: ora che è a disposizione di ciascuno di noi la tecnologia per produrre immagini così nitide da sembrare irreali, c'è un ritorno alla ricerca dell'immagine "sporca" che caratterizzava i fotogrammi del secolo scorso. Pensate al successo di instagram e dei suoi filtri, tanto per fare un nome. Le immagini dei film privati girati in 8mm e super8 hanno una colorazione caratteristica che ne svela il tempo: una grana che le imperfezioni della pellicola e le sue deformazioni dovute al tempo non sminuiscono, ma anzi, a mio parere, esaltano. Una grana che innesca un immediato riflesso pavloviano che produce in noi un senso di nostalgia.
A questo tratto, dall'altro lato, si aggiunge la scarsa precisione della tecnica di ripresa: balzi, zoom incontrollati, scatti della camera, movimenti imperfetti, inquadrature non allineate, persone che entrano ed escono all'improvviso. Insomma, tutti gli errori possibili dovuti all'inesperienza dell'operatore. Errori che però rimandano alle tecniche più recenti di ripresa, quella "camera a mano" che tutti si sforzano di adottare quando vogliono dare un di più di realtà al loro girato. E così si produce un involontario cortocircuito che fornisce un senso di contemporaneità a quelle immagini vecchie e imperfette.
E questo doppio movimento esalta, in modo involontario e irrazionale, il senso di realtà e di partecipazione che i film privati producono già ad una prima visione.
Capacità che li rende versatili, capaci di raccontare molto più di ciò per cui erano stati girati.

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Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger