Prima lezione sulla televisione (letture)

Aldo Grasso lo conoscete tutti, almeno di nome. E', probabilmente, il critico televisivo più famoso del momento, che ci suggerisce con la sua rubrica quotidiana sul "Corriere della Sera" una lettura giornaliera della televisione: compito quanto mai arduo, vista la natura mutevole e istantanea della tv. E' anche uno storico della televisione, anche se di un tipo un po' particolare perché nei suoi lavori sembra preferire la discontinuità dell'acuto spettatore alla linearità espositiva di chi ricostruisce il passato per mestiere: ma del resto fare storia dei mass media è un lavoro liminale, che costringe a confrontarsi con discipline scientifiche diverse e con l'inevitabile, ingombrante ma labile memoria emotiva dello spettatore.
A lui si è rivolta la casa editrice Laterza per scrivere un volumetto della collana "prima lezione" dedicato alla tv. Si tratta di piccoli, agili libri divulgativi che simulano la "prima lezione" di un corso universitario: si tratta quindi di agili sintesi che descrivono i nodi principali della "materia".
In questo caso ci si trova subito di fronte ad un problema: che cosa potrebbe significare, infatti, fare un corso sulla televisione?
Raccontarne la storia? Certo, evidentemente. Ma non solo.
Analizzarne i linguaggi? Sicuro. E allo stesso tempo descriverne i format, e ragionare sulla scrittura televisiva.
Ma anche, inevitabilmente, sullo stretto rapporto fra televisione e società, una relazione che in Italia si fa strettissima, quasi soffocante.
E infine può anche significare trasformarsi da storico in futurologo cercando di immaginare gli scenari prossimi venturi della convergenza realizzata.

Ecco, questo agile volume che non arriva a 140 pagine di piccolo formato - escludendo gli apparati - e che si legge in un paio d'ore, è tutto questo. Che è allo stesso tempo tanto, perché attraversa discipline e approcci completamente diversi, e poco, perché di tutto non c'è che un accenno. Com'è giusto che sia, del resto, in una "prima lezione": saranno le altre ad approfondire i diversi temi.
Però, secondo me, è anche un piccolo saggio di che cosa deve voler dire studiare la televisione: in particolare di quanto questa analisi debba muoversi sul confine tra "alto" e "basso", tra cultura e ciarpame, tra strategie narrative e rumore di fondo. E Grasso lo fa in modo acuto e divertente quando, cercando di spiegare quello strano, difficile mestiere che è il critico televisivo, dopo aver fatto riferimento a Walter Benjamin e aver fatto parlare Achille Campanile (qui, ma per vederlo in tv vai qui), lascia il campo a Anton Ego.
Monsieur Ego al tavolo da lavoro
Come? per quale giornale scrive?
Non ricordo, ma so che è il più temuto critico gastronomico francese e che l'ultima volta l'avevo visto alle prese con una Ratatouille cucinata da un topo.
Un bel modo per scompaginare le regole e ridisegnare i confini, no?

Del resto, il libro è introdotto dall'affermazione che
non credere più ciecamente nella televisione è stata una lunga, lenta conquista.
Un modo ben curioso per introdurre un libro che dovrebbe spiegarci che cos'è la tv e perché, e come, va studiata. E però un passaggio di un racconto di David Sedaris, anch'esso nelle prime righe dell'introduzione, ci illumina su questa apparente contraddizione. Si parla di un tale signor Tomkey che era famoso fra i suoi vicini perché non credeva alla televisione:
il libro di Sedaris di cui sto parlando
dire che non credevi nella televisione era diverso dal dire che non ti interessava. Il verbo "credere" suggeriva che la televisione avesse un qualche piano, e che tu fossi contrario. Suggeriva inoltre che forse pensavi un po' troppo. Quando mia madre ci comunicò che il signor Tomkey non credeva nella televisione, mio padre disse: "Be', buon per lui. Per quel che ne so, nemmeno io". "La penso esattamente come te" disse mia madre, dopodiché entrambi si misero a guardare il telegiornale, e tutti i programmi che seguirono il telegiornale.


Ecco, la televisione va studiata perché non ci crediamo, ma non possiamo fare a meno di guardare tutti i programmi che vengono dopo il telegiornale.

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