20 settembre, la breccia di Porta Pia

E' la sera del 20 settembre 1905 e su uno schermo teso davanti alla breccia di Porta Pia ci sono migliaia di persone che assistono con "entusuastiche acclamazioni" e "commossa partecipazione agli episodi che trentacinque anni or sono fecero palpitare i cuori di tutti gli italiani": così scriveva "La Tribuna", commentando la proiezione di quello che è considerato il primo film italiano a soggetto, la Presa di Roma, "speciale ed artistico lavoro" di Filoteo Alberini.



Con i suoi 250 metri, articolati in 7 "quadri", l'accurata ricostruzione degli avvenimenti e degli "scenari riprodotti dal Prof. Cicognani su fotografie del Tuminello eseguite il 21 settembre 1870", la recitazione affidata ad attori di teatro, la precisione e la cura con cui sono riprodotte le uniformi, la veridicità dei gesti e delle azioni militari, l'interazione di spazi reali e simbolici, l'alternanza di riprese in studio e in esterni, La presa di Roma mette subito in chiaro le sue ambizioni. Per le riprese in esterni il Ministero della guerra ha "accordato soldati, cavalleggeri, artiglieri, uniformi ed armi". Nell'atto stesso in cui Alberini e Santoni presentano le credenziali sul tavolo della produzione internazionale attuano un attacco frontale alle convenzioni in uso, e fissano l'indicatore segnaletico per la cinematografia nascente
(G. P. Brunetta, Cent'anni di cinema italiano, Laterza, Roma-Bari, 1991, pp. 1-2)
che  continuerà ad essere caratterizzata per una forte attenzione alla storia nazionale, anche reinventata.

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