Post molto breve stavolta. Infatti della terza puntata dell'inchiesta di Cosmopolita, dedicata al
gioco clandestino (l'autore è
Umberto De Franciscis), mi ero annotato solo una brevissima sintesi: evidentemente allora avevo dato poco peso all'articolo e lo avevo giudicato come di scarso rilievo ai fini della mia ricerca.
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la zecchinetta, in una classica acquaforte di Bartolomeo Pinelli |
La cosa che però emerge con chiarezza dalle poche righe che avevo appuntato è che il gioco illegale era diffuso in ambienti diversissimi, dai circoli nobiliari e dell'alta società alle case private, che si organizzavano come delle vere e proprie bische, e fino al "gioco volante" in strada, in cui su tavoli richiudibili si organizzavano partite di roulette o di dadi.
Avevo anche annotato che il cronista faceva risalire l'origine della diffusione del gioco d'azzardo al coprifuoco durante l'occupazione nazista.
In realtà, come raccontano queste due immagini, e come sottolinea un commento sul sito
romasparita,
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Il gioco della morra davanti all'Arco degli Argentari, 1860 circa |
da cui ho preso la fotografia qui accanto, la passione dei romani per il gioco d'azzardo sarebbe cosa ben nota e di lungo periodo. Può essere: certo è che, con ogni probabilità, anche questa voglia di gioco era una delle molte forme che assumeva quella disperata vitalità che aveva invaso la città nei mesi successivi alla guerra, e di cui
Cosmopolita, come molta altra stampa di quei mesi, era testimone e protagonista ad un tempo.
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