La forza di un'ala che si apre

Pensavo a cosa scrivere e mi sono venute in mente quelle parole. Rendono bene quello che volevo dire e perciò eccole lì a introdurre l'ultimo (forse) post prima delle vacanze. È quello che senti quando persone che hai accompagnato e cercato di guidare in un percorso di ricerca arrivano alla fine e ti salutano, prendendo le loro strade. In questi giorni caldi e sudati ci sono state le discussioni di tesi. È allora che ti accorgi di quanta strada hai percorso con i tuoi compagni di viaggio. Sono momenti strani, quasi un bilancio. E stavolta è stato un bilancio molto positivo.
Mi piacerebbe raccontarvi due di questi viaggi.

Il primo è quello che ho fatto con Pierangelo Tempesta: siamo andati a cercare l'origine dell'odierna situazione italiana. O meglio, una delle origini. 
Erano gli anni di Tangentopoli e la televisione stava svolgendo il ruolo di grande accusatrice e, allo stesso tempo, di grande lavacro delle coscienze degli italiani.
Tutta l'Italia si ferma davanti al processo Cusani, trasmesso in televisione da "Un giorno in pretura".


Tempesta ha guardato a quegli anni attraverso la prospettiva della televisione, cercando di capire quali sono stati i meccanismi televisivi che hanno portato a quel risultato. È stato un viaggio lungo, e non sempre facile: un viaggio che è cominciato con le intuizioni di Angelo Guglielmi sulla televisione verità e che è terminato con l'anatomia del processo Cusani. Però, visto che su quest'ultimo aspetto era cui era già stato scritto molto, siamo andati all'indietro, abbiamo cercato l'origine di quel rituale pubblico di degradazione nel rapporto sempre più stretto fra televisione e pubblico, fra televisione e costruzione dell'opinione pubblica. 

Ed è stato un viaggio che ci ha detto qualcosa anche sull'Italia di oggi, in cui qualcuno arriva a immaginare il televoto come figura perfetta della democrazia.

Il secondo viaggio è quello che ho fatto con Alfredo Primante, ed è stato un viaggio alla scoperta della televisione locale abruzzese che, come in molte altre regioni italiane, nasce sul cavo.
Alfredo ha rintracciato i protagonisti di quella storia e li ha intervistati, ricostruendo in modo puntuale - integrando e verificando le testimonianze con le fonti scritte, soprattutto gli articoli di giornali e periodici - molti aspetti di una storia che è in gran parte ancora da scrivere.

Ed è una bella soddisfazione poter dire che la sua ricostruzione è, probabilmente, la più completa che sia stata fatta finora. E, come se non bastasse, si è divertito a realizzare un piccolo compendio visivo di questo viaggio: dateci un'occhiata, ne vale la pena.

p.s. ovvio che le parole del titolo siano una citazione, no? io non sono certo in grado di formulare un pensiero con quella forza poetica. Chi indovina colui al quale ho rubato le parole?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' stato bello, prof.
Belli i tre anni trascorsi a Teramo, tra nuovi amici, freddo e neve, "tram" senza rotaie e mille altre meraviglie nascoste di questa città d'Abruzzo.
Bello il rapporto con i compagni di corso, con i quali si è creata un'amicizia che spero continui "oltreteramo".
Costruttivo lo scambio continuo di idee con voi professori, che non ci avete mai fatti sentire inferiori ma avete preso sempre in considerazione le nostre idee e i nostri punti di vista.
Entusiasmante il lavoro di ricerca per la tesi, che mi ha fatto scoprire e analizzare da vicino gli anni in cui io iniziavo a leggere e scrivere ma durante i quali l'Italia navigava in acque non proprio tranquille.
Indimenticabile il giorno della laurea, condiviso insieme ai compagni di corso e di percorso.

Pierangelo

Anonimo ha detto...

Complimenti ad entrambi: Pierangelo, uno dei miei compagni di corso "preferiti", con il quale ho condiviso quasi tutto di questi anni universitari ed al prof. Sangiovanni, primo docente conosciuto dopo il mio trasferimento dalla bruttissima esperienza veneziana!

Rosa

 
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