guerre mediatiche

David Barstow ha pubblicato un articolo sul New York Times, oggi ripreso da Repubblica, in cui afferma che il pentagono ha preparato l'opinione pubblica alla guerra in Iraq usando degli esperti militari, con proficui rapporti con i contractors. Esisterebbe dunque
un rapporto simbiotico nel quale le corrette linee di demarcazione tra governo e giornalismo sono state eliminate.
L'idea alla base di questo gigantesco orientamento dell'opinione pubblica è che
in una cultura mediatica satura di persuasioni occulte, l'opinione pubblica è influenzata dalla voce di chi viene percepito come figura autorevole e indipendente.

Così, ancora prima dell'11 settembre, erano state individuate persone autorevoli e in procinto di andare in pensione (quindi indipendenti) che avrebbero potuto, se opportunamente addestrate, sostenere le tesi dell'amministrazione centrale, la necessità di un attacco all'Iraq.

Ancora una volta viene confermata la tesi che la guerra in Iraq è stata avallata dall'opinione pubblica grazie ad una gigantesca operazione di costruzione del nemico.
Ancora una volta il sistema mediatico si dimostra fragile e manipolabile.
La buona notizia è che gli anticorpi a queste manipolazioni sono all'interno dello stesso sistema mediatico, quand'esso è intimamente democratico.

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Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger