Vi sta piacendo il racconto?
A proposito, questa parola mi fa venire in mente che non vi ho ancora detto una cosa importante (mea culpa, mea culpa): la principale narratrice di queste storie è Marta La Licata e l'artefice del montaggio è Marco Caroni. Grazie a loro siamo riusciti a trovare (credo) un buon equilibrio tra il racconto pubblico della televisione italiana e quello privato delle famiglie abruzzesi.
E questo ci porta alla puntata di ieri che ci ha condotto in un viaggio nella storia dell'Abruzzo attraverso tre grandi personaggi, Celestino V, Gabriele D'Annunzio e Ennio Flaiano.
In questo caso, far incontrare i due sguardi, quello pubblico e quello privato, non è stato facile.
Infatti, se c'è una cosa che i film di famiglia difficilmente ci possono restituire sono le vicende dei grandi personaggi, anche se - ultimamente - capita sempre più spesso di vedere i film privati all'interno dei documentari biografici. Mi viene in mente per esempio Questa storia qua, un film su Vasco Rossi che usa molti materiali privati, video e super8, oltre alle inevitabili fotografie (non lo avete visto? l'uso della memoria audiovisiva familiare è molto evidente anche nel trailer. Dateci un'occhiata, e poi tornate qua).
Ma questa storia qua non è la nostra storia.
Nella nostra storia, stavolta, i film di famiglia sono serviti soprattutto per ambientare il racconto e legarne i vari capitoli, diciamo così. Una funzione di raccordo, insomma.
E però abbiamo cercato di fargli dire qualcosa in più, piccole cose che potessero arricchire la storia.
Quanta distanza c'è, ad esempio, fra la Pescara di Flaiano e quella che filmavano i padri di famiglia solo qualche anno più tardi?
Ed è possibile ritrovare qualcosa dell'Abruzzo di Silone nei fotogrammi sgranati della fine degli anni Quaranta? Oppure in quelli dei decenni successivi, quando piccole cineprese cercano di immortalare la maestosità delle montagne per rievocarle poi sulle pareti di un salotto?
Ecco, forse è questa distanza fra memorie il sottotesto della puntata.
Da una parte la memoria privata degli scrittori, che attraverso l'elaborazione narrativa diventa immaginario collettivo. Dall'altra la memoria privata di una classe media, che, recandosi sui luoghi narrati dagli scrittori cerca di riprodurne le suggestioni, attingendo in questo modo ad un immaginario simbolico di cui è entrata in possesso attraverso la lettura.
Un percorso che ha quasi un andamento circolare, in cui storia, immaginario e memoria si alimentano a vicenda, per raccontarci un paese che - forse - non c'è, ma non per questo è meno reale.
0 commenti:
Posta un commento