ancora una volta, a salutar l'albero del maggio

Come già nel 2010 e nel 2011, ecco un altro post sul Primo Maggio.
Stavolta il titolo che ho scelto rimanda ad una antica tradizione, che mostra la contiguità tra le feste popolari per l'arrivo della primavera e la festa del lavoro e dei lavoratori: proprio in questi giorni è uscito un libro di Gianluca Vagnarelli (L'albero del primo maggio. Memoria e simbolismo politico di un rito laico) che ne racconta la storia nel Piceno dove l'albero del maggio

è anzitutto espressione del movimento contadino che si va lentamente organizzando e per il quale questo simbolo assume il duplice significato di occasione di festa e di sfida nei confronti dell’autorità politica e padronale. [Ma] è anche espressione di quella tradizione laica che aveva la sua origine nei culti rivoluzionati inaugurati in Francia a partire dal 1789 che incontrarono, sin dalla loro nascita, una strenua opposizione da parte della chiesa cattolica. 
(le parole sono tratte dall'introduzione) 
Se voleste sapere qualcosina di più sulle origini e sulla storia del Primo Maggio, potreste ascoltare oggi Wikiradio, il bel programma di Radio Tre che va in onda dalle 14 alle 14.30. Mi hanno chiesto una puntata su questo tema e ho cercato di raccontarlo nello spirito della trasmissione, una sorta di snella enciclopedia radiofonica che consenta agli ascoltatori di farsi un'idea su un argomento, suggerendogli, allo stesso tempo, qualche chiave interpretativa.
Naturalmente molte cose non ci sono entrate: e così, per esempio, non ho potuto parlare del primo maggio 1947
A parte l'inizio e la fine, sono immagini tratte dal film di Francesco Rosi, Salvatore Giuliano (1962), che raccontano con rigore e in uno splendido bianco e nero lo svolgersi degli eventi. 
Sulla loro interpretazione, invece, ci sono pareri discordanti. E seguirli avrebbe significato raccontare un'altra storia, lontana da quella del Primo Maggio.
Quello che mi premeva raccontare, invece, 
era l'incontro fra i due momenti che caratterizzano il primo maggio, la festa e la lotta: una doppia faccia che descrive bene la complessità e la ricchezza del lavoro.
Una ricchezza e una complessità che oggi bisognerebbe cercare di recuperare, a partire dalle domande sul senso identitario che il lavoro crea, o contribuisce a creare.

aggiornamento del 2 maggio
Se ve lo siete perso e volete sentirlo in podcast, fate clik qui 

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