Le mani su Palermo


Ieri sera solo il 7.24% degli spettatori era sintonizzato su Rai Tre. Mentre la maggior parte del pubblico italiano si divideva tra "I migliori anni" e un film con Jim Carrey, una dura e bella docufiction, Le mani su Palermo, mostrava come funziona la mafia, in particolare quella del boss Lo Piccolo, attraverso i documenti originali della polizia di Stato.

L'impianto è assolutamente originale, e sfrutta al meglio la capacità narrativa della televisione: un incrocio tra documenti e fiction, girata peraltro benissimo, consente allo spettatore di entrare nel sistema di potere di Cosa Nostra permettendogli appena di avvicinarsi a capire quanto esso sia pervasivo e fondato sulla "normalità". Una normalità agghiacciante: strangolare un uomo - dice un pentito - era una cosa normale, ci vogliono due minuti.
Forse il passaggio più inquietante era comunque il "viaggio" nello Zen, quartiere di Palermo che è come un pezzo di luna capitato sulla terra, una zona dove - come nella Gomorra cinematografica, a cui la ricostruzione visiva qualcosa, probabilmente, deve - vigono regole diverse rispetto al resto d'Italia.

Non è la prima volta che la Rai produce docufiction di questo calibro e, anche se Le mani su Palermo mi è sembrata meno forte delle precedenti, in particolare di Scacco al re, resta comunque una di quelle produzioni che mostrano la forza della televisione quando è ben fatta. Peccato che molti preferiscano distrarsi con le fiction crime d'oltreoceano (sempre ieri sera Csi: Miami è stata vista dal 13,02% degli spettatori) piuttosto che guardare alle crime stories di casa nostra: forse la differenza è solo in quella parolina, docu, che, pur seguita da fiction, desta una leggera inquietudine e impedisce di addormentarsi tranquilli.

p.s. la foto è di Letizia Battaglia
 
Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger