letture: "Eccetto Topolino"

A questo libro avevo accennato in un post di qualche tempo fa, ripromettendomi di tornare a parlarne in un futuro più o meno lontano. Questo tempo è arrivato ben prima di quanto pensassi.

Il libro s'intitola Eccetto Topolino. Lo scontro culturale tra Fascismo e Fumetti: gli autori sono Fabio Gadducci, Leonardo Gori (che - fra le altre cose - cura questo blog qui) e Sergio Lama. La casa editrice è la Nicola Pesce Editore, che ha realizzato un bel volumone di 431 pagine, ricco di illustrazioni e con la copertina brossurata. Un libro da scrivania, che è quasi difficile leggere tenendolo in mano, e che dà l'idea fisica della consistenza e della ricchezza dei suoi contenuti.
Lo scorso anno lo hanno presentato a Fahrenheit e se volete potete ascoltarvi qui il podcast.

Come dicevo, è senza dubbio un bel libro, veramente capace di portarci nel cuore di quello scontro fra il fascismo e l'industria culturale di cui illustra un aspetto particolare.
Per farla breve, è la storia della diffusione in Italia del fumetto, il racconto di come la comics craze investì gli anni centrali del fascismo: ma non c'è solo il Topolino che viene citato nel titolo, anzi. In effetti, all'origine di tutto ci fu L'Avventuroso, edito da Nerbini a partire dal 1934, la rivista che cambiò il modo di concepire il fumetto in Italia importando quegli eroi americani, Flash Gordon su tutti, che segnarono una generazione (volete saperne di più? andate qui).

La prima pagina de L'Avventuroso, uscita nelle edicole il 14 ottobre 1934
L'eccetto Topolino del titolo si riferisce invece alla decisione del MinCulPop di vietare la diffusione delle storie a fumetti, tranne quelle di Disney, pubblicate in Italia da Mondadori. Il ministro Alfieri infatti imporrà agli editori la
abolizione completa di tutto il materiale d'importazione straniera, facendo eccezione per le creazioni di Walt Disney, che si distaccano dalle altre per il loro valore artistico e per sostanziale moralità, e soppressione di quelle storie e illustrazioni che si ispirano alla produzione straniera. (la citazione è da p. 187)
Siamo qui nel cuore dello scontro fra il fascismo ed i fumetti, un conflitto che viene generato da diversi fattori: innanzitutto il diffuso giudizio negativo sul fumetto da parte di pedagogisti e intellettuali di regime (ma magari ne riparliamo in un'altra occasione). E poi l'origine statunitense della maggior parte delle storie pubblicate in quegli anni: pur essendo storie di pura avventura, esse infatti finivano per mostrare una fitta trama di valori e quadri mentali in profondo contrasto con i principi sui quali il fascismo pensava di edificare il proprio "uomo nuovo". E' evidente come nel momento in cui la diffusione dei fumetti raggiunge quote notevoli (1.600.000 copie di settimanali diffusi, secondo alcuni), in corrispondenza con la nuova fase del regime legata alle guerre e al rapporto sempre più stretto con la Germania, una simile contrapposizione di modelli non sia più accettabile.
Per raccontare questa vicenda gli autori tengono insieme diversi fili: dalla storia degli editori alla vicenda delle singole testate e, in parte, dei personaggi, degli scrittori e dei disegnatori, per ricondurre il tutto all'interno del più ampio profilo delle politiche culturali del fascismo.
Di molte di queste vicende - come ad esempio dell'arrivo di Topolino in Italia - si è spesso parlato più per sentito dire che in base ad una seria ricerca. Naturalmente ci sono state delle importanti eccezioni (e la ricca bibliografia ce lo ricorda in modo efficace), ma questa tendenza non ha faticato ad affermarsi, dimostrando così il modo in cui i fumetti vengono considerati anche fra chi si occupa di industria culturale.
Questo libro, dunque, ha il primo merito di mostrare con efficacia come si possa fare storia del fumetto, non limitandosi a fare una storia dei personaggi o delle testate, ma cercando di connettere questa storia specialistica e di nicchia con i più grandi processi che hanno interessato un periodo cruciale della nostra vicenda nazionale.

Il secondo merito è quello di utilizzare un archvio in gran parte inedito: la corrispondenza di Guglielmo Emanuel, allora agente del King Feature Syndacate, con i principali editori dei settimanali per ragazzi, Nerbini, Mondadori e Vecchi. Si apre in questo modo un significativo squarcio su un periodo della vita di questo intellettuale che era rimasto a lungo in ombra (non se ne parla, ad esempio, in questa voce del "dizionario biografico degli italiani"), e che contribuisce a delinearne meglio la figura.

Il terzo è quello di ridefinire la vicenda della nascita di una scuola italiana del fumetto, rinunciando - talvolta, sembra, a malincuore - all'acribia filologica del collezionista, per gettare uno sguardo più ampio su un settore dell'industria culturale che proprio in quegli anni forma un immaginario, visuale e di valori, che rimarrà a lungo radicato fra gli italiani.

Qui mi fermo con i meriti, anche se potrei continuare, per sottolineare invece un paio di cose che mi hanno lasciato perplesso: innanzitutto la scelta editoriale di accompagnare il testo con le riproduzioni dei documenti. Attenzione: non sto parlando dell'appendice documentaria o delle numerose illustrazioni, che invece sono molto utili per approfondire alcuni aspetti sottolineati nel testo come le "censure" sugli abiti o le ambientazioni, o le modifiche apportate ai testi per "italianizzare" le storie. Mi è venuto il dubbio che in questa scelta ci sia un lieve - come chiamarlo? - complesso d'inferiorità: come se si volesse dimostrare la "scientificità" dello studio. Invece si finisce per appesantire l'apparato grafico con materiali che non sono - per la loro stessa natura - ben leggibili (troppo piccoli, spesso) e che, comunque, vengono riportati nel testo principale con lunghe citazioni.
In secondo luogo, ogni tanto ho trovato la lettura un po' "faticosa", con troppo frequenti rimandi a ciò che doveva essere ancora detto: anticipazioni che, invece di chiarire, complicano solo il quadro.

Ma sono dettagli, in realtà, giusto per fare le pulci ad un lavoro che, come scrive Mimmo Franzinelli nell'introduzione, fa fare "un rilevante salto qualitativo" alla storia del fumetto e della cultura popolare in Italia.

"Eccetto Topolino", un libro che piace anche ai gatti


presto, iscrivetevi!

Il valore di un'idea sta nel metterla in pratica
L'ha detto Thomas Edison e alcuni studenti l'hanno usato  come claim per questo manifesto (se ci cliccate sopra si ingrandisce) che annuncia una nuova iniziativa della facoltà.

(non ditelo troppo in giro, ma qualche volta ho il sospetto che formiamo dei buoni comunicatori)

Io ve la presento un po' in ritardo, ma forse non è un male, visto che l'emergenza neve l'ha spinta un po' in basso nelle news del sito di Ateneo. E invece è bene che la notizia si diffonda.

Di che si tratta, è presto detto.

La facoltà di Scienze della Comunicazione ha attivato una serie di laboratori e di workshop per gli studenti. Saranno corsi molto pratici in cui si impareranno - per dire - le principali tecniche di ripresa e gli elementi base del montaggio audiovisivo. Insomma quello che molti ci chiedevano, ormai da parecchio tempo.
I laboratori sono, per il momento, tre:
  • riprese e montaggio audiovisivo
  • fotografia
  • audiovisivo per la musica e lo spettacolo dal vivo.
Sono fra gli insegnamenti a scelta del prossimo semestre e "valgono" sei crediti.

Poi ci sono sei workshop, da due o quattro crediti (relativi a stage e altre attività formative):
  • suonare e comporre nell'era dei nuovi media
  • ufficio stampa
  • social media marketing & web innovation
  • le variabili del successo per l'inserimento nel mondo del lavoro
  • strategie per la costruzione e la gestione del consenso aziendale
  • programmazione neurolinguistica
Si tratta di corsi più brevi, anche in questo caso a carattere prevalentemente pratico e sperimentale, che compendiano, arricchiscono o completano alcune delle discipline che già vengono studiate.

Poiché si tratta di insegnamenti pratici, il numero degli studenti che potranno frequentarli è limitato.  
Quindi occorre iscriversi entro il 14 febbraio inviando una mail al manager didattico (managerdidatticoscom@unite.it) in cui si specifica quale laboratorio o workshop si vuole seguire.

E non è detto che tutti i corsi vengano attivati: c'è un rapporto costi/benefici che occorre rispettare. Se gli iscritti sono troppo pochi, evidentemente il corso non interessa e, dunque, non verrà attivato.

Insomma, nel suo piccolo una sfida. Per noi e per voi.
Siete pronti ad accettarla?

la neve se ne frega (comunicazione di servizio)

Ormai è ufficiale. Le nevicate di questi ultimi giorni hanno costretto l'Università a chiudere le proprie sedi e a rinviare gli esami previsti per questa settimana.
Ecco i due comunicati pubblicati oggi sul sito di ateneo:

Viste le condizioni della viabilità a causa delle eccezionali condizioni atmosferiche, gli esami e le lezioni previsti nella settimana dal 6 al 10 febbraio sono rinviati.


Le date dei nuovi appelli verranno comunicate il prima possibile.
e

L'Ateneo, anche in considerazione delle ordinanze dei Sindaci dei comuni di Teramo, Avezzano, Atri, Giulianova e Mosciano S.A., nonché delle determinazioni dei Presidi di Facoltà, a causa del maltempo, comunica che:
  • le attività didattiche e gli esami previsti dal 6 al 10 febbraio presso le Facoltà di Giurisprudenza, Medicina Veterinaria, Scienze della Comunicazione e Scienze Politiche ricadenti nei comuni di Teramo e Atri sono rinviati.
  • La sede della Facoltà di Giurisprudenza ricadente nel comune di Avezzano è chiusa dal 7 all'11 febbraio.
  • La sede della Facoltà di Scienze Politiche ricadente nel comune di Giulianova è chiusa il 7 e l'8 febbraio e le attività didattiche e gli esami previsti nei giorni 9 e 10 febbraio sono rinviati.
  • La sede della Facoltà di Agraria ricadente nel comune di Mosciano S.A. è chiusa il 7 febbraio e le attività didattiche e gli esami nei giorni 8, 9 e 10 febbraio sono rinviati."
Naturalmente, appena sarà possibile, verrà data comunicazione delle nuove date.

Ora, può essere che il titolo di questo post abbia fatto innervosire qualcuno. Che qualcuno abbia pensato che quel "se ne frega" fosse irrispettoso nei confronti di chi aveva tanto studiato e vedeva così modificati i suoi progetti.

E invece era solo una citazione del titolo di un libro di Luciano Ligabue, e di una sua versione a fumetti di Matteo Casali e Giuseppe Camuncoli (da cui è tratta la bella tavola qui a lato).

Vi confesso che non so di che parli quel libro, ma il suo titolo mi è sempre piaciuto. E non ho resistito alla tentazione di usarlo.


 
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