Gli anni spezzati (ovvero, della fiction, della storia e del non capirci niente)

Cinquemilionicentoquarantunomila spettatori.
Uno share del 18,66%.
Il cast della fiction Gli anni spezzati
Numeri importanti per la prima puntata di una fiction in tre parti (e sei puntate) di Rai Uno, Gli anni spezzati, per la regia di Graziano Diana (se vi è piaciuta, la pagina facebook è qui e qui c'è il sito dedicato) che racconta, per usare le parole della presentazione ufficiale,

I dieci anni che hanno sconvolto l’Italia, raccontati dal punto di vista di chi ha combattuto cercando di salvare la nostra Repubblica

Solo che a questi numeri corrisponde un lavoro che mi limiterò a definire modesto, sia pure entro i canoni della fiction italiana. E poiché non sarebbe corretto pretendere di valutare ore e ore di fiction da una sola puntata, sono sempre pronto a ricredermi se dovessi riuscire a seguire anche le prossime.

Però non ce la faccio a tenermi dal sottolineare un paio di elementi che sono evidenti sin da ora.

Il primo è un dettaglio, qualcosa che magari sarà sfuggito a molti.
Esterno giorno. Scontri in strada. Studenti e operai si menano con la polizia.
E' uno snodo importante per la storia (e, en passant, per le vicende di quegli anni): sono gli scontri di via Larga a Milano, in cui muore l'agente Annarumma che, nella fiction, porta uno dei protagonisti ad un momentaneo ripensamento sulla sua scelta di vita.
Ma ciò che mi colpisce è sullo sfondo: un uomo regge un cartello con scritto, stampatello, FIOM CISL.
Un'inquadratura, niente di più.
Ma quanta superficialità, quanta approssimazione, quanta poca attenzione in quell'oggetto di scena.

il frame in questione


Passiamo alle cose più serie.
Quanto sia difficile per il cinema raccontare il terrorismo ormai  ce lo hanno detto in molti, da Christian Uva a Alan O'Leary a Luca Peretti e Vanessa Roghi, per non citare che alcuni autori.
Qualche volta la televisione ha dimostrato di saper fronteggiare con capacità la materia: vi ricordate La meglio gioventù? Ecco, con tutti i limiti che gli si possono riconoscere, in quel racconto il tentativo di inquadrare anni difficili era portato avanti con attenzione, cercando di mostrarne la complessità intrecciando continuamente la grande storia e le piccole storie quotidiane.
In questi anni spezzati, invece, c'è qualcosa che lascia perplessi sin dall'introduzione.
Affidata alla voce narrante di un giovane poliziotto, la serie viene aperta da un monologo che, su un montaggio di immagini di repertorio, dice più o meno:
quando ero giovane l'Italia usciva dalla guerra, c'era passione e c'era felicità, a casa arrivarono la lavatrice e il frigorifero. Erano anni belli. Poi non ci si capì più niente. Arrivò quella cosa che non ho mai capito bene cosa fosse, la congiuntura, e in strada c'erano scioperi e violenza.
Prima, dunque, gli anni belli, gli anni '60.
Poi, scioperi e violenza: gli anni spezzati, gli anni '70.
La serie si concluderà nel 1980, con la sconfitta della lotta dei "35 giorni" alla Fiat. Allora, quindi, è lecito ipotizzare sin da ora che, nelle intenzioni degli autori, finiscano gli anni spezzati e comincino anni nuovi, magari da bere e di nuovo belli e spensierati.
Gli anni '70 come parentesi, dunque?
Di nuovo, è solo un'ipotesi che verrà confermata o smentita dal seguito della visione: ma già il fatto che si sia scelto di privilegiare le storie intime e l'intreccio di genere, senza provare neppure ad approfondire il contesto che ha portato a quegli esiti, la dice lunga.
Le strade della fiction e del racconto storico, così, divergono ancora una volta.
E di anni difficili, spezzati o no, sarà difficile capirci qualcosa guardando questo racconto.

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