"Chiudiamo perché non ci stiamo più con le spese", mi dice.
"Non ci vengono più ad affittarli, i film", mi dice.
Poi si guarda attorno, un giro d'orizzonte con una punta di nostalgia negli occhi e il residuo di una rabbia ormai quasi svaporata, e aggiunge: "c'era gente che veniva, si faceva un giro, si appuntava i titoli dei film appena usciti e poi andava a casa a scaricarli.
E così non si può andare avanti".
No, non si può.
In questo dialogo quasi vero c'è tutto quel fenomeno che è emerso alle cronache nazionali con la chiusura di Blockbuster nel giugno di quest'anno ma che, ormai, non è più nemmeno un evento: qualcuno ha detto che tra il 2008 e il 2009, in venti mesi, siano state chiuse un migliaio di videoteche.
E poi ci sono le politiche di distribuzione dei film, sempre più rapide, che si riflettono sul "ciclo di vita" dei film.
Senza parlare poi di quello che succede alle sale cinematografiche stesse.
L'industria del cinema subisce i colpi di una trasformazione di lungo periodo che gli sta facendo cambiare lentamente volto.
Ma c'è qualcuno che non si rassegna. E che pensa che l'amore per il cinema sia anche amore per la sala, per il sentire un respiro accanto a te nel buio, per quel sussultare insieme per le stesse emozioni, uniche ma condivise.
E questo post, allora, è solo un piccolo riconoscimento alla fantasia e al coraggio di chi pensa che esistere sia anche resistere..
E anche ad una bella storia che sarebbe un gran bel film.
La storia del Kino e dei suoi amici.
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