la disponibilità degli indisponibili

Avevo detto in un post precedente che sarei tornato su questo strano fenomeno della disponibilità degli indisponibili.
Eccomi allora.
La promessa riforma dell'Università, fortemente voluta dal ministro Gelmini, ha incontrato lungo il suo cammino due fondamentali ostacoli: la mancanza di fondi e il dissenso di una parte dell'università. Il perché solo una parte dell'università sia contraria ad una riforma che riduce i fondi, non rende più trasparente il reclutamento e sclerotizza le scelte, oltre a rendere le università ancora più dipendenti dalla politica locale è spiegato molto chiaramente in questo articolo (I ricercartori e la riforma Gelmini, o "del prendere coscienza di sé"), a cui vi rimando.
La parte che si è opposta con forza sono stati i ricercatori, che hanno applicato alla loro attività il principio dello sciopero bianco: faccio solo quello che devo. Dichiarando la loro indisponibilità a sostenere quelle ore di didattica che hanno sempre fatto ma che non erano tenuti a fare, hanno messo in crisi l'intero meccanismo, mostrando - innanzitutto - che il loro ruolo (non riconosciuto ufficialmente e ancora più sminuito - o meglio annullato - dalla nuova riforma) è essenziale, e, in secondo luogo, che l'università si regge in gran parte sulle loro spalle.
Questo sembra aver indotto qualcuno sul piano nazionale a riflettere meglio sulle linee portanti di una riforma che, così com'è concepita, taglia il ramo su cui siede l'università. E sembra aver portato qualche piccola novità anche sul piano locale.
E qui veniamo al punto.
Perché la situazione all'università di Teramo, come in molte altre piccole università, è particolarmente complicata, visto che la quota dei ricercatori è molto alta e che buona parte dei corsi si reggono sulle loro spalle. Ci sono alcuni anni di corso le cui lezioni sono interamente affidate ai ricercatori. La loro - la nostra - indisponibilità non impedisce solamente l'avvio regolare delle lezioni, ma rischia anche di mettere in forse la prosecuzione di alcuni corsi di laurea.
E allora abbiamo dovuto scegliere di fare come fanno gli operai addetti agli altoforni a ciclo continuo: qualcuno si deve sacrificare per il bene di tutti ed evitare che gli altoforni si spengano, pena la diminuzione della loro aspettativa di vita. Se ne è discusso con gli altri ricercatori e con la presidenza e si è arrivati a questo compromesso: alcuni ricercatori, con il consenso e il mandato di tutti gli altri, revocano la propia indisponibilità limitatamente ad alcuni corsi, consentendo così l'avvio di tutti gli anni dei diversi percorsi di studio.
In pratica teniamo acceso l'altoforno.

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Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger