Appuntamento a Pescasseroli

Sabato mattina sarò qui
Si tratta di un evento culturale della durata di tre giorni, con proiezioni, dibattiti, incontri. Ogni anno si affronta un tema diverso: i confini è quello del 2010 (qui trovate l'interno programma).
Sabato mattina, alle 10.30, si parlerà de L'Aquila perché, come dice il titolo, L'Aquila ci parla di noi (gli autori hanno scelto di usare il titolo di un articolo di Guido Crainz pubblicato su "Repubblica" il 24 giugno 2010: se non lo avete letto, potete farlo qui). L'Aquila, cioè, è un confine: un confine fra modi diversi di gestire l'emergenza e forme diverse di uso degli strumenti di comunicazione per narrare l'emergenza. Ma anche un confine fra diversi racconti del terremoto e della sua gestione. E un confine fra diversi modi di intendere la politica, e non solo quella di gestione dell'emergenza.
Si proverà a parlarne insieme a Francesco Erbani, che ha appena pubblicato un piccolo, interessante libro che vi consiglio (Il disastro. L'Aquila dopo il terremoto: le scelte e le colpe, edito da Laterza); con Alessandro Gaeta, giornalista Rai; con Gabriele Polo, direttore editoriale del Manifesto; con Cirò Sbailò, che insegna diritto pubblico comparato alla Sapienza, a Roma; con altri che ho sicuramente dimenticato e con il pubblico in sala.
Cercherò di riflettere con loro su uno dei temi di fronte ai quali ci ha messo questo evento: la presenza di due diverse (e talvolta opposte) narrazioni pubbliche del terremoto, l'una ufficiale (quella fornita dai mass media, in particolare televisivi), l'altra "spontanea" che si è prodotta (e continua a prodursi: guardatevi l'ultimo "documentario" realizzato da Francesco Paolucci e Luca Serani, Il cielo sopra Pettino West) sul web. In realtà ce ne sono una terza, quella nata dall'informazione locale, che - in qualche misura - è stata un po' all'incrocio fra le due, e una quarta, quella dei film documentari su L'Aquila che sono stati girati e distributi nell'ultimo anno.
Il più famoso è probabilmente Draquila di Sabina Guzzanti che ha avuto un buon successo in sala e un grosso impatto mediatico: sul numero 65 di Meridiana, dedicato a L'Aquila e di prossima pubblicazione, uscirà una mia recensione al film.
Eccone qualche riga:
Così, alla fine, muovendosi in un difficile equilibrio fra grottesco e patetico, fra satira ed informazione, Draquila riesce a dare molte notizie su aspetti meno noti dei processi avviati dal terremoto aquilano e, allo stesso tempo, a tracciare un ritratto impietoso dello stato attuale del nostro paese. Viene da sorridere quando, in una sequenza del film, una signora, grata per i soccorsi ricevuti, identifica lo Stato con il premier: vorrebbe abbracciarlo perché, dice convinta, «lo Stato è Berlusconi», salvo poi aggiungere, di fronte all’espressione perplessa della sua interlocutrice, «o no?». Viene da sorridere, appunto, ma è un sorriso amaro che nasconde l’imbarazzo per il livello di incultura politica diffusa in un paese dove il 23,3% della popolazione non si informa mai di politica e il 60,7% se ne occupa solo una volta alla settimana, secondo quanto sostiene il rapporto Istat del 2009 sulla partecipazione politica. 
Sono convinto che anche questo argomento aleggerà sulla discussione. 
Ma ne riparleremo.
 

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Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger