Dedicato

Rieccomi con una breve sintesi delle ultime lezioni. Dedicato a chi non ho incontrato, chissà mai perché (potrei dire con Fossati). Ma anche a chi vuole un po' approfondire uno o due argomenti con qualche link.
Tutto in attesa di adeguare le presentazioni ad una consultazione on-line (eliminando video e frammenti sonori, ahimé).

Due, in sostanza, gli argomenti. Il cinema tra gli anni Dieci e gli anni Trenta; la radio in Italia fino alla metà degli anni Trenta.

Per quanto riguarda il cinema mi interessava soffermarmi su questo periodo perché è allora che si definiscono i caratteri della sua forma industriale, che, per alcuni aspetti, rimarranno sostanzialmente inalterate fino ad oggi. Ma non solo: perchè in quel periodo si definisce anche il suo linguaggio, o, meglio, la sua sintassi attraverso il montaggio. E, per capirlo, ci siamo dedicati alla visione di qualche frammento, da Porter a Griffith, cercando di individuare gli elementi più importanti di questa nascente sintassi.
Per descrivere il costruirsi dell'organizzazione industriale del cinema abbiamo guardato ovviamente al modello americano, sottolineando come il cinema dominante all'inizio del secolo entri in crisi proprio per l'assenza di una struttura industriale (come nel caso italiano) o perché fa delle scelte industriali sbagliate (come quello francese), a cui si aggiunge - ovviamente - l'esplodere della prima guerra mondiale.
E allora, guardando alla situazione negli Stati Uniti, abbiamo passato in rassegna la crisi del trust costituito dalla Motion Picture Patent Company e dalla American Mutoscope & Biograph; la nascita di Hollywood e delle compagnie di distribuzione indipendenti; il formarsi dello studio system e i primi accenni allo star system; il definirsi di alcuni generi e, infine, il lavoro di alcuni dei molti artisti degli anni Venti. In particolare abbiamo messo a confronto, sulla scorta della lettura che ne ha dato Fernaldo Di Giammatteo, due comicità: Charlie Chaplin e Buster Keaton.

Poi siamo tornati in Europa, accennando alla vicenda italiana, e soffermandoci un po' più a lungo su due avanguardie, l'espressionismo tedesco (era possibile non citare Krakauer?) e la scuola sovietica del montaggio.
Ci siamo fermati all'arrivo del sonoro, per passare - di suono in suono - alla radio.

Della nascita della radio diffusione circolare in Italia avevamo già parlato un po' la settimana precedente sottolineando che essa è nata e si è sviluppata sotto il fascismo; eppure, nonostante questo, secondo i pareri più autorevoli, la radio non è strumento di propaganda consapevole fino alla metà degli anni Trenta. Come ha scritto Franco Monteleone, si può escludere
«che vi fosse un disegno dichiarato nell’alimentare i programmi – soprattutto quelli più culturali – con il richiamo all’ideologia nazionale e alla retorica del partito nuovo. Il mito era nell’aria e permeava tutte le manifestazioni della vita civile, faceva parte del vissuto quotidiano e, in qualche modo, veniva incontro al desiderio di cambiare, di sentirsi diversi, di partecipare alla crescita della comunità. La radio registrava questo clima, senza neanche troppi eccessi, amplificando le parole del regime nelle case degli ascoltatori e rivelando loro sentimenti che essi provavano – per così dire – a prescindere dal mezzo».
Anche nel caso della radio abbiamo cercato di focalizzare l'attenzione sugli aspetti industriali:
"l'industria italiana - scriveva "La Stampa" ancora nel 1934 - concepisce ancora la radio come un giocattolo di lusso. È un errore imperdonabile: ci vogliono per dirla chiara e semplice apparecchi che non costino più di 400 lire, compreso l'abbonamento, pagabili in dieci rate". 
Ci vorranno invece altri tre anni perché la Radiobalilla venga messo sul mercato al prezzo di 430 lire.

Ma soprattutto, cosa a cui avevamo solo accennato per il cinema, ci siamo soffermati sulla questione centrale dell'ascolto radiofonico, dicendo tante grazie agli studi ancora oggi fondamentali di Gianni Isola.
E poi ci siamo dilungati sui programmi radiofonici, dal varietà alla musica, passando per il ruolo della pubblicità e fino al giornale radio.

Qui, grazie alle Teche Rai, trovate un piccolo assaggio del programma di Nizza e Morbelli "I quattro moschettieri", che ebbe anche una versione a stampa, costruendo un interessante "circuito massmediatico".


Abbiamo lasciato da parte la propaganda, tranne alcuni rapidi accenni, alla quale ci dedicheremo la settimana prossima.


Ma abbiamo chiuso con qualcosa di veramente epocale.
Qualcosa che accadde il 30 ottobre 1938.
E che provocò queste reazioni.

Era la guerra dei mondi. E qui potete sentire come Orson Welles la raccontò. Ma anche qui c'è qualcosa di interessante.

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Andrea Sangiovanni © Creative Commons 2010 | Plantilla Quo creada por Ciudad Blogger