Tre colori

I tre colori sono naturalmente quelli della bandiera italiana e le puntate sono 150, una al giorno per ogni anno di unità.
Di che cosa sto parlando? di una trasmissione su Radio Tre (potete vederla qui) in onda tutti i giorni (tranne sabato e domenica) dalle 14 alle 14.30. E' curata da Federica Barozzi (che normalmente si occupa di memoradio, un'altra bella iniziativa da scoprire), con Lorenzo Pavolini, Maria Angela Spitella e Daria Corrias.

E' una delle molte forme che la celebrazione del centocinquantenario ha preso quest'anno, e una delle migliori, fra quelle che ho visto/ascoltato io.
Perché? perché è una trasmissione plurale. Fatta di date, personaggi, eventi, luoghi: ogni giorno c'è qualcuno che ci racconta qualcosa che ha unito, o diviso, oppure unito e diviso contemporaneamente, il paese.
E dunque è anche un affresco fatto di punti di vista, di interpretazioni, di narrazioni. Come a dire che se l'Italia è una, le sue storie sono molte. E che è proprio in questa pluralità, in questa eterogeneità, che si ritrova la sua unità.

Come?
...dite che il fatto che proprio oggi sia andata in onda una puntata realizzata dal sottoscritto potrebbe rendere il mio giudizio lievemente partigiano?

Potrebbe, in effetti.
Però provate a seguirla un po', e mi saprete dire. E poi il giudizio lo darete voi.


Ah, qui trovate il podcast alla puntata di oggi, se volete riascoltarla o se ve la siete persa.

libertà è partecipazione...

Questo era scritto su un lenzuolo bianco appeso al guard-rail di una rotonda che separa due frazioni di paese, piccoli agglomerati di case aggrappate alle scarpate della strada comunale che le attraversa.
La foto non può rendere la commovente solitudine di quel lenzuolo.
Però può forse dare un'idea della tenace volontà di cambiare le cose gridata da quella grafia un po' incerta, tracciata da una mano non abituata a maneggiare una bomboletta spray.

Quando l'ho vista, mi è sembrato che fosse un segno di come le cose stavano cambiando.
Poi è arrivato il raggiungimento del quorum. E quel segnale mi è sembrato confermato.
La cosa che colpisce di più è che tutto sia avvenuto attraverso canali di comunicazione alternativi a quelli dominanti.
Attraverso lenzuola appese nei crocevia.
Volantini dati per strada.
Post nei blog.
Commenti su facebbok.
Video su Youtube.
Pubblicità virali.
Passaparola.

Lo ha detto bene, oggi, Michele Serra, su Repubblica:


È una vittoria autoprodotta dai comitati, dalle associazioni, dai blog, dagli individui-cittadini che attraverso mille strade, mille ragioni (e perfino attraverso alcuni partiti, vivificati dall’impatto con l’ondata civile) hanno voluto riprendere in mano il bandolo della cosa pubblica. È una vittoria della società contro il Palazzo (parola che uso malvolentieri, ma in questo caso è perfetta), della politica contro il potere, dell’informazione diffusa che è riuscita a by-passare i media, e a turlupinare chi cercava di turlupinarla.

In sequenza secca, l’abbinata amministrative-referendum ribalta la scena della politica italiana, dando al concetto (nobile ma astratto) di “opinione pubblica” un peso formidabile, il volto concreto di milioni di persone. Il boicottaggio arrogante e ottuso della classe di governo (quasi compattamente astensionista), alla luce dei risultati, la fa apparire spiazzata, isolata, fuori tempo: una consorteria in vertiginoso declino.

Perfino il problema Berlusconi, che fino a un minuto fa ci appariva una montagna, è solo un aspetto, e forse neanche quello decisivo, di un passaggio d’epoca impetuoso: che rimette l’accento sulla cittadinanza, sulla comunità, insomma sulla politica di tutti e per tutti. La campana suona anche per la sinistra: niente potrà più essere pensato e deciso nelle vecchie stanze chiuse dei notabili di partito.


Una voglia di partecipare, di ricominciare a dire la propria, che è come un venticello fresco che spazza via le nuvole. 
Anche altri momenti importanti nella nostra storia nazionale sono stati annunciati da un referendum: magari è solo una coincidenza. 
Magari no.

cose da venire

Il senso di quest'immagine vi sarà più chiaro nei prossimi mesi.

O forse sarà questa?
 Oppure quest'altra?


A voi quale piace di più?

verso il mare aperto

Come sapete mi piace raccontare quello che i miei studenti sono capaci di fare.

(Scrivo "i miei studenti", ma è solo una sintesi per dire "le persone che ho la fortuna di incontrare facendo il mio lavoro, a cui spero di dare qualcosa e che, spesso, mi danno molto in cambio": ma è troppo, troppo lungo per inserirlo in una qualsiasi frase di senso compiuto. Quindi, fate voi la sostituzione mentale)

Lo ho fatto qualche volta, per esempio qui, dove ho parlato di una sessione di tesi particolarmente felice.
E adesso ho la fortuna di poterlo rifare.
Alessandra Di Marcello, una studentessa che aveva discusso una tesi nell'ultima sessione di laurea, ha da poco vinto il primo premio bandito dal Rotary Club di Teramo per tesi di laurea capaci di raccontare la comunità teramana e il suo patrimonio storico, sociale, politico, artistico, scientifico, economico, giuridico ed etico. (qui il comunicato stampa della manifestazione)
Alessandra ha ricostruito la storia della nascita della televisione teramana e il suo passaggio dal cavo all'etere: è stato un lavoro complesso, come è sempre complesso raccontare quel periodo della nostra storia, così vicino eppure, paradossalmente, così lontano perché le informazioni che si trovano non sono mai abbastanza. Eppure Alessandra ha unito lo spoglio delle riviste di settore (scoprendo una quantità impensabile di riferimenti alla vicenda teramana) alla ricerca di protagonisti e testimoni: e di informazioni è riuscita a trovarne parecchie, molte di più - direi - di quelle che erano state raccolte finora, nei pochi contributi disponibili. Ed è riuscita a farsi un'idea molto precisa dei rapporti fra televisione e comunità locale, non solo attraverso queste fonti, ma anche studiando alcuni programmi delle televisioni teramane dei primi anni Ottanta raccolti presso la biblioteca provinciale Delfico di Teramo.

Insomma, è bello poter dire a tutti voi che anche lei è salpata verso il mare aperto, lasciando il porto - certo un po' malmesso ma sicuro - dell'università. Viaggia su una barchetta che è come un guscio di noce, e, a guardarla, sembra che la sua vela non possa tenere il vento. Però è già lontana, laggiù sull'orizzonte.
la premiazione: Alessandra è la seconda da sinistra.
E vederla navigare è un piacere da condividere.
 
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