gramigna



Secondo post vegetale oggi. Questa volta, però, si tratta di un'erbaccia infestante che difficilmente si riesce ad estirpare.
Fuor di metafora agraria, sono un paio di giorni che si parla di un grande ritorno di Licio Gelli sulla scena pubblica, anzi mediatica. L'ex venerabile maestro della loggia P2 condurrà a partire da domani sera un programma di storia su Odeon tv, dall'ammiccante titolo di Venerabile Italia.
La prima a parlarne è stata la Reuters:

FIRENZE (Reuters) - L'ex "venerabile maestro" della P2 Licio Gelli sta per sbarcare in tv, con un programma sulla storia del Novecento raccontata attraverso la sua vicenda personale, legata a doppio filo con alcuni dei più gravi scandali del Dopoguerra italiano.

E alla presentazione spazia da Berlusconi - l'unico, dice, "che può andare avanti" - alla legge Gelmini che riporta l'ordine nelle scuole, da Marcello Dell'Utri - "bravissima persona" - alla maggioranza che dovrebbe avere il coraggio di "affondare il bisturi".
Gelli - condannato nel 1994 a 12 anni per frode nell'ambito del processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano - oggi è intervenuto a Firenze alla presentazione di un programma in nove puntate che andrà in onda da lunedì prossimo su Oden: una ricostruzione della storia del Novecento, dal fascismo agli anni Ottanta.
In "Venerabile Italia" alle testimonianze di Gelli - al cui passato di piduista si ispira il titolo del programma - si alterneranno commenti di personaggi come l'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti e il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri. Nell'ultima puntata, in onda il 29 dicembre, per la prima volta sarà in studio lo stesso Gelli.
Oltre alle condanne per la vicenda P2 e per lo scandalo del Banco Ambrosiano, nel processo per la strage alla stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980 Gelli, 89 anni, fu condannato per depistaggio, e venne accusato di avere avuto un ruolo di primo piano nell'Operazione Gladio, cioè la costruzione di una rete clandestina anticomunista.
Il suo nome fu fatto anche in seguito alla morte di Roberto Calvi, coinvolto nel crack dell'Ambrosiano e trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra nel 1982. Secondo i magistrati, il "banchiere di Dio" sarebbe stato ucciso da Cosa Nostra perché si era impossessato dei soldi di Gelli e dell''ex cassiere della mafia Pippo Calò.
"SOLO BERLUSCONI PUO' ANDARE AVANTI"
Nel corso della conferenza stampa Gelli ha espresso grande apprezzamento per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il cui nome compariva nella lista degli iscritti alla loggia massonica segreta P2 (Propaganda Due) - politici, funzionari, imprenditori, militari, giornalisti - rinvenuta nella villa sello stesso Gelli durante una perquisizione nel 1981.
"L'unico che può andare avanti è Berlusconi, non perché era iscritto alla P2 ma perché ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare", ha risposto Gelli ai giornalisti che gli chiedevano chi, secondo lui, oggi sia in grado di attuare il piano di Rinascita Democratica, parte essenziale del programma piduista che mirava alla creazione di un autoritarismo legale fondato sull'informazione.
"Tutti si sono abbeverati [al piano di Rinascita Democratica], tutti ne hanno preso spunto. Mi dovrebbero pagare i diritti - ha ironizzato - ma non fu possibile depositarli alla Siae".
Al premier non ha comunque lesinato una stoccata: oggi dimostrerebbe infatti "un po' di debolezza perché non si avvale della maggioranza parlamentare". Chi ha la maggioranza, dice Gelli, deve usarla "senza interessarsi della minoranza... Ci sono provvedimenti che non vengono presi perché sono impopolari e invece ... bisogna affondare il bisturi o non si può guarire il malato".
E se apprezza la riforma della scuola firmata dal ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e approvata in via definitiva due giorni fa "perché ripristina un po' di ordine", critica invece il "lodo Alfano" che conferisce l'immunità alle tre più alte cariche dello Stato: "L'immunità ai grandi dovrebbe essere esclusa, perché al governo dovrebbero andare persone senza macchia e che non si macchiano mai".
MAGISTRATURA SOLO POTERE FORTE, "TUTTO GUIDATO"
Gelli non ha dubbi, poi, su quale sia attualmente l'unico potere forte in Italia: la magistratura, "perché quando sbaglia non è previsto il risarcimento del danno".
Una magistratura, dice, che "prende decisioni su teoremi e non su prove". Come nel caso di Marcello Dell'Utri, condannato nel 2004 a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa.
"Marcello Dell'Utri è una bravissima persona, onesta e di profonda cultura", dice Gelli. "Non credo che sia mafioso. C'è una sentenza che si trascina dietro e sarà tirata fuori al momento opportuno perché tutto è guidato... Su Dell'Utri il processo non ha fatto chiarezza".
"DA LATITANTE INCONTRAI LA ANSELMI"
Gelli non ha resistito alla tentazione di raccontare un aneddoto della sua latitanza.
"Quando mi cercavano in tutto il mondo mi trovavo in Italia. Una volta a Firenze, quando alloggiavo all'Hotel Baglioni, ho incontrato in ascensore Tina Anselmi, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta che aveva dato l'ordine di ricercarmi spendendo un sacco di soldi dei contribuenti".
Anselmi, racconta Gelli, non lo riconobbe, e lui decise di divertirsi: "Avvisai un fotografo.. quando arrivò la Anselmi le andai incontro, presentandomi come un industriale che intendeva aprire un calzaturificio Italia. Lei, entusiasta della proposta, mi invitò ad andarla a trovare in Parlamento... La foto di quell'incontro è conservata nell'archivio di Stato, coperta da segreto".
E a proposito di archivi, con chi gli chiede se davvero esista un suo archivio segreto e se quello donato allo Stato un anno e mezzo fa sia completo, taglia corto: "Archivi completi non ne ho mai conosciuti: alcune cose vengono sepolte nell'oblio e poi possono riemergere".
A quanto sembra il programma sarà un vero e proprio inno al revisionismo storico, una lettura tutta personale della storia d'Italia da parte di uno che ha fatto dei segreti, dei dossier e della disinformazione il proprio punto di forza. Ma per parlarne bisognerà aspettare la messa onda.
Piuttosto alcuni hanno notato la strana "voglia di apparire" di una persona che era sempre rimasta nell'ombra: Omar Calabrese, per esempio, ha sottolineato che per lungo tempo di Gelli era circolata una sola fotografia,
di tre quarti, espressione pacata. Un regime di invisibilità scientemente utilizzato: il segreto è il segno dei veri potenti.
Perché riapparire proprio ora? Una singolare coincidenza è data dal fatto che le altre apparizioni sulla scena pubblica di Gelli si sono avute nel 1980, l'epoca dell'apogeo e - contemporaneamente - della crisi della P2: allora si era trattato di un'intervista ossequiosa sul Corriere della Sera, controllato dalla stessa P2.
Certo, se si ha in mente il "piano di rinascita democratica" (trovi qui il testo integrale del piano e qui un passaggio della relazione di maggioranza della Commissione parlamentare Anselmi sulla P2 che spiega l'importanza del piano), progetto eversivo della P2 che, stilato a metà degli anni '70, aveva ben presente l'importanza dei mass media, è facile abbandonarsi a pensieri dietrologici.
Però, probabilmente, non c'è nulla di tutto questo ma solo una triste deriva televisiva che punta, da un lato, sullo scandalo mediatico e quindi su un possibile picco di ascolti, dall'altro sulla forza omogeneizzante e livellante della televisione per cui una trasmissione di storia può ben essere condotta da un anziano signore che si dichiara orgogliosamente fascista.

funghi



Le web tv spuntano come funghi: se digitate la parola su google avete 21.100.000 risultati. 21.100.000 funghi, non tutti commestibili, alcuni insipidi, altri velenosi.
Anche la stampa cartacea si è accorta del fenomeno, soprattutto perché se ne è appropriata la politica: si conferma una delle "maledizioni" (vabbé: caratteristiche) della televisione italiana, quella di diventare oggetto di discussione solo se è legata alla politica.
In poco tempo sono nate Youdem tv, la net-tv del Partito Democratico, e PdCI TV, quella del Partito dei Comunisti Italiani. Se Aldo Grasso, commentando la prima, aveva parlato di un impatto visivo "bulgaro" è stato solo perché non aveva ancora potuto vedere l'editoriale di presentazione della seconda.

D'altra parte anche in Parla con me, il programma della Dandini diventata recentemente striscia serale, si prendono in giro la povertà e l'improvvisazione di Youdem.
Ma non mi sembra questo il punto centrale della questione.
Il fatto è che satellite e internet stanno cambiando il modo di fare televisione, dalla selezione dei contenuti alla presenza in video. La parola chiave sembra essere "orizzontale" al posto di "verticale", una tv che parte dal basso, dai propri utenti che orientano i contenuti. Una tv "democratica", cioè trasparente, in cui gli utenti controllano e decidono, ben più di quanto possano fare con il telecomando. E' l'idea di un "uomo interconnesso", di cui parla il video qui sotto, e che si richiama ai profeti del web come luogo della democrazia diretta (o più semplicemente di blogger fortunati come Grillo).

E' anche l'idea che sta alla base di Current tv, anche se in quel caso la professionalità è molto maggiore e, soprattutto, mi sembra che ci sia uno "stile" editoriale apparentemente semplice e immediato ma che, in realtà, è molto costruito: provate voi a farvelo in casa un servizio come quelli di current e poi ne riparliamo.
E a proposito di "stile": non so a voi, ma a me questo video ricorda un incrocio fra il Minoli di Mixer e i trailer di Maccio Capatonda. Un segno dell'ibridazione della net-tv?

C'è un altro punto della questione, più legato alla "mission" di queste due neo-net-tv: entrambe sembrano voler usare il web per aggirare i costi sempre crescenti della carta stampata e la disabitudine degli italiani alla lettura . Mi sembra di capire che l'obiettivo sarebbe quello di comunicare, più che le strategie dei rispettivi partiti, le visioni del mondo di quella porzione di società che si riconosce nei referenti politici. Bene, ma quante possibilità ci sono che queste tv siano viste da un pubblico più ampio della "base" dei rispettivi partiti (come si diceva una volta)?
Youdem sembra agevolata dal fatto di essere presente pure su un canale satellitare, anche se questo produce uno strano cortocircuito fra lo standard qualitativo delle tv satellitari e il linguaggio più caratteristico del web. E però l'antesignana tv delle libertà, la prima ad andare sul satellite, si è rivelata un flop ed ha dovuto chiudere.
Per il momento stanno lì, e l'attuale fase di tensione sociale sembra essere, dal punto di vista dei rispettivi editori, la migliore situazione possibile in cui muoversi: vedremo se siamo davvero davanti ad un nuovo linguaggio mediatico oppure se si tratta di un adattamento di vecchie strategie di propaganda.

consigli per la lettura: "La Tv per sport"


Chi sapeva che il primo evento sportivo trasmesso dalla televisione italiana fu un incontro di boxe alzi la mano. Era andato in onda nel settembre 1949, nell'ambito delle prove di trasmissione da Torino e il cronista, oltre che responsabile delle attività giornalistiche, era stato Carlo Bacarelli, che così lo racconta:
Dedicammo alla boxe le prime immagini di sport. Non esistevano telecamere mobili, così allestimmo un ring nello studio C: e lì si affrontarono i pugili della scuderia di Preciso Merlo (che, alla fine degli anni Trenta, fu campione europeo dei mediomassimi). Ospitammo anche alcuni incontri di lotta libera, pesi mediomassimi: sfide tra un certo Arbore (pugliese dalla pancia enorme che combatteva con una fascia tricolore e si dichiarava campione italiano) e Fusero (piemontese dal dialetto stretto che diceva d'essere lui il campione).
E' una delle molte curiosità che si possono trovare nel libro di Pino Frisoli, La Tv per sport, edito da Tracce (2007), una lettura agile, ricchissima di informazioni e aneddoti, che ricostruisce i rapporti fra televisione e sport, con una certa preferenza per lo sport che - oggi - è il più televisivo di tutti, il calcio.
Il libro è costruito per capitoli molto brevi che vanno dagli "anni del bianco e nero" (titolo della prima parte) alla pay tv, passando per il contrastato approdo al colore e alla lotta Berlusconi/Rai combattuta senza esclusione di colpi sin dai tempi del mundialito. Costruito essenzialmente su fonti giornalistiche, il libro è una veloce ma ricca cronaca del modo in cui lo sport è diventato una delle colonne portanti dello spettacolo televisivo, che non potrà che piacere agli sportivi televisivi.
 
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